Ciclismo, Pogacar: "Nel 2020 non mi aspettavo di vincere il Tour. Nel 2022 troppi errori"

Ai microfoni di Peter Attia lo sloveno ripercorre gli alti e bassi della sua avventura alla Grande Boucle: "Sul Col du Granon ho sbagliato e ho speso troppe energie"

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
24 settembre 2024
Tadej Pogacar (Ansa)

Tadej Pogacar (Ansa)

Roma, 24 settembre 2024 – Dopo tante settimane di meritato riposo dopo la doppietta Giro-Tour, Tadej Pogacar è tornato di scena in Canada e lo ha fatto a suo modo: con un numero che ha portato alla vittoria del Gp di Montréal. Nel mirino, dopo la dolorosa rinuncia alle Olimpiadi di Parigi 2024, ci sono due grandi obiettivi di fine stagione: si parte dal Mondiale di Zurigo 2024 e si arriva al Giro di Lombardia 2024, ma tutta l'epopea dello sloveno parte da lontano. Per la precisione dall'impresa compiuta nel 2020 a La Planche des Belles Filles.

I dettagli

All'epoca tutto sembrava spianato per la vittoria del Tour de France da parte di Primoz Roglic: poi l'acuto nella cronoscalata di Pogacar, che ai microfoni di Peter Attia ridimensiona tutto. "Quel giorno penso di aver espresso 380-390 watt: quindi niente di esagerato. Comunque non mi aspettavo di vincere quella Grande Boucle. Era l'anno del Covid e avevamo passato un lungo periodo senza gare. Al Tour de France l'UAE Team Emirates aveva mandato me e Fabio Aru come leader e io, con i risultati ottenuti settimana dopo settimana, ho migliorato la mia posizione in classifica generale: ero già felice per il secondo posto prima che quella cronometro ribaltasse tutto".

Eppure, quella Grande Boucle sul Col de la Loze vide un ancora acerbo Pogacar perdere terreno da un già ben più strutturato Roglic. "Quel giorno avevo perso 15'' da Primoz e penso che proprio quella frazione abbia illuso tutti, a modo loro: Roglic di aver già vinto e io di poter arrivare al massimo secondo". In effetti, dopo quella frazione Pogacar pagava un dazio di 57'' dal suo connazionale, a sua volta grande cronoman e quindi, sulla carta, pronto a festeggiare. "Conoscevo bene quel percorso perché avevo fatto la ricognizione. L'abbiamo vissuta senza stress e con trasporto e alla fine è andata benissimo. Sulla salita c'era così tanta confusione che non sentivo la radio. Sono andato a tutta fino alla fine e senza misuratore di potenza per essere più leggero in un anno in cui già pesavo 66 chili: quest'anno al via ero 64 chili e mezzo e durante la corsa sono arrivato a 65".

L'attenzione maniacale a ogni dettaglio è sicuramente una dote che permette a Pogacar di vincere con costanza. Un'eccezione c'è e riguarda il 2022, anno che il classe '98 ricorda per i suoi errori. "Sul Col du Granon ho sbagliato: non avrei dovuto seguire Roglic e invece ho risposto a tanti scatti, perdendo tante energie preziose in vista del Galibier, dove tentati anche l'attacco. Mi ero anche nutrito bene, ma ho finito comunque senza benzina: colpa mia – ammette Pogacar –  perché ho speso davvero troppe energie". Poi uno sguardo al presente. "Spero di vincere i Mondiali e spero di farlo domenica: prima succede e meglio è anche se avrò ancora tante chance. Lo stesso discorso vale per la Milano-Sanremo, che potrebbe diventare la mia maledizione: ci sono andato vicino a vincerla, ma magari ci morirò provando". Dopo una battuta, lo sloveno traccia l'elenco degli altri obiettivi di una carriera già eccellente. "Spero di vincere anche la Parigi-Roubaix, la Vuelta e le Olimpiadi, mentre il record dell'ora, dopo quello firmato da Filippo Ganna, non mi interessa più perché ora è veramente difficile superarlo".

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