Favoriti Giro d’Italia 2023, la griglia: Roglic-Evenepoel, duello stellare
Ventuno tappe tra l’Abruzzo e Roma per la Corsa Rosa: ecco tutti i protagonisti da tenere d’occhio. Tra gli italiani, fari puntati su Damiano Caruso
Roma, 4 maggio 2023 – Rispetto a un anno fa, è un altro Giro. Intanto perché ha cambiato completamente i connotati: non c’è il vincitore Hindley, non ci sono i due che gli sono arrivati più vicino, Carapaz e Landa, non c’è nemmeno il miglior italiano, di quell’edizione e dell’ultimo decennio, Vincenzo Nibali, fermatosi ai piedi del podio. È un altro Giro, questo: anche nel percorso. Non mancano certo le montagne, come tradizione della corsa: sei gli arrivi in salita, con la cronoscalata fanno sette. C’è molta crono, settantatrè chilometri, sparsi in tre tappe: la prima, di quasi venti chilometri, muoverà subito la classifica. Delle ventuno tappe tra l’Abruzzo e Roma, ce ne sono anche otto per velocisti, sempre che i loro team riescano a tener cucita la corsa. Giro duro e stavolta non è un modo di dire: più che esser bravi a interpretarlo, bisognerà esser bravissimi a correrlo tutti i giorni, superando ostacoli ed evitando trappole. Cambiano le facce e il sospetto che il livello sia più alto è fondatissimo. C’è il campione del mondo, Evenepoel: l’iride mancava da oltre un decennio (Cavendish, nel 2012). C’è anche il campione olimpico della crono, Roglic: oltre che i più blasonati, sono anche i più favoriti. L’Italia non vince dal 2016, quando Nibali concesse il bis con la splendida complicità dell’indimenticabile Scarponi.
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In pole
Primoz Roglic. Ha corso meno di tutti: 14 giorni appena, in marzo. Ha disputato soltanto due gare, Tirreno-Adriatico e Catalogna, e le ha vinte entrambe. È il più titolato nei grandi Giri: tre Vuelta in fila e due podi al Giro e al Tour. Va forte a cronometro, va forte in salita. Unico neo: il Covid alla vigilia gli ha tolto i gregari migliori, Foss e Gesink.
Prima fila
Remco Evenepoel. Dopo un mese senza corse si è ripresentato dominando la Liegi: non è pronto, di più. Il Giro è il suo grande obiettivo di stagione: lo conosce per averlo corso quasi per intero quando ancora doveva riprendersi dal volo dal cavalcavia al Lombardia di un anno prima. Alla Vuelta ha imparato a vincere i grandi giri, qui ci riprova subito.
Geraint Thomas. A quasi 37 anni prova a sfatare il tabù Giro, con lui poco amico: fra la caduta provocata dal poliziotto e quella causata da una borraccia, le sue due apparizioni nell’ultimo decennio non sono state felici. Fra esperienza, qualità e squadra, ha tutto per fare centro, oppure per diventare il miglior alleato del compagno Geoghegan Hart.
Seconda fila
Tao Geoghegan Hart. Unico ex vincitore al via, è tornato ai livelli del 2020, quando mise in fila tutti. Reduce da un Tour of the Alps da padrone, è un altro che ha confidenza sia con le crono che con le salite: è una delle punte Ineos, pronto a giocarsi il Giro ma anche a diventare appoggio di lusso se Thomas sarà messo meglio di lui in classifica.
Joao Almeida. Di lui si parla poco o niente, eppure ha un buon feeling con il Giro, dove vanta quindici giorni in rosa oltre a un quarto e un sesto posto finali. Ha 24 anni, è forte a cronometro, in salita gli manca sempre qualcosa rispetto ai migliori: se ha rimediato a questo difetto, di sicuro non sarà facile toglierselo di dosso.
Terza fila
Damiano Caruso. Arriva a fari spenti dalla primavera, dopo aver mandato buoni segnali al Romandia. Corre ancora da leader, dopo aver ottenuto ottimi risultati aiutando gli altri: più di tutti, il secondo posto di due anni fa con un tappone vinto. Ha esperienza e va forte in salita, se non gli pesa il ruolo di leader può stare in prima classe.
Alexander Vlasov. I piazzamenti dicono che nei grandi giri è stato sempre protagonista, in realtà ha viaggiato spesso in una dimensione sua, che gli ha reso meno di quanto prometteva di meritare. Prova a smentire tutti scortato da una squadra super: se nelle crono non perderà troppo terreno, in montagna diventerà un brutto cliente.
Quarta fila
Lorenzo Fortunato. Sboccatosi due anni fa con il successo sullo Zoncolan, si presenta con una maggior consapevolezza delle proprie doti. Lo aspetta un Giro di contenimento nella prima parte perché la crono non è il suo forte, sulle montagne ha terreno per risalire e far classifica, magari regalandosi un’altra giornata da ricordare.
Thibaut Pinot. Prossimo all’addio al ciclismo a soli 32 anni, il francese che più di tutti ama l’Italia ha l’ultima occasione per fare un risultato nella corsa adatta alle sue qualità di scalatore. Per riuscirci avrà bisogno di non sbagliare nulla: purtroppo in carriera ha sempre avuto la giornata storta che ha mandato a monte i suoi piani.
Outsiders
Jack Haig. Terzo alla Vuelta due anni fa, potrebbe diventare la carta di riserva della Bahrain se Caruso non fosse da corsa. Soffre a cronometro, tiene sulle salite: è uno di quelli che potrebbe ritrovarsi in classifica reggendo il più possibile il passo dei migliori.
Hugh Carthy. Anche lui ha un podio alla Vuelta, anche lui non è un drago contro il tempo: se vuol giocarsi il Giro dovrà farlo soprattutto sulle salite, dove è di quelli che difficilmente si staccano e spesso trovano la giornata in cui lasciano alle spalle tutti.
Jay Vine. Diventato professionista grazie ai successi nel ciclismo virtuale sulla piattaforma Zwift, l’australiano viene da due successi di tappa da debuttante alla Vuelta e ha aperto questa stagione vincendo il Tour Down Under: se Almeida non va, ci prova lui.
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