Giro d'Italia 2024: sfida tra Roglic e Ayuso, debutto di Van Aert e Pidcock
Il Giro d'Italia parte dall'Albania con Roglic e Ayuso favoriti. Van Aert e Pidcock debuttano puntando alla maglia rosa.

Primoz Roglic, 35 anni
C’è un Giro che si corre per l’albo d’oro: scatta oggi dall’Albania, un inedito, e si chiude a Roma il primo giugno. Ha un bel gruppo di pretendenti, due su tutti: lo sloveno Primoz Roglic, che l’ha già vinto due anni fa, e lo spagnolo Juan Ayuso, il più interessante fra i ciclisti emergenti che fioriscono ovunque, purtroppo non ancora in Italia. Ai loro potenziali avversari, come gli ex vincitori Bernal e Carapaz, i veterani Landa e Bardet e la nostra speranza Tiberi, il compito di provare a cambiare lo spartito. Sia o meno una sfida fra il vecchio che resiste e il nuovo che avanza, è comunque un duello annunciato: come tale, intrigante.
C’è anche un Giro che si corre per indossare la maglia rosa, almeno un giorno: pure quello inizia oggi, con l’insidiosa tappa da Durazzo alla capitale Tirana. Anche qui i pretendenti non mancano e sono almeno tre: il belga Wout Van Aert e il britannico Tom Pidcock, entrambi al debutto su questi schermi, e il danese Mads Pedersen. In comune hanno svariate cose: l’attitudine alle classiche, una bacheca ricca di titoli, la capacità di lasciare il segno nei grandi giri con le imprese di giornata. Arrivano tutti da una primavera con meno gioie di quanto si aspettassero, vittime del dominio di Pogacar e Van der Poel: anche l’idea di far subito centro e tingersi di rosa è comune.
Dei tre, il più atteso è Van Aert, che al Giro sbarca con un anno di ritardo: un anno fa a fermarlo fu un incidente in gara. Stavolta ha rischiato di non essere al via per colpa di un virus, che ne ha condizionato la marcia di avvicinamento. "Ma il sogno rosa resta", dice l’ex iridato del cross. Vale anche per Pidcock e Pedersen, che come il belga hanno il terreno ideale per cominciar bene: tappa corta con tre salite, prima della picchiata sul traguardo. Le alternative al trio meraviglia non mancano: fra queste Ciccone e Ulissi, per restare ai nostri.
E i grossi calibri? A meno che la corsa non li ispiri subito, Roglic e Ayuso sono attesi per domani, nel secondo di tre giorni da affrontare con gli occhi aperti e non solo per ammirare le bellezze d’Albania: a chiamarli è una breve crono, 14 chilometri nel cuore di Tirana, salitella compresa. Entrambi i duellanti, ma pure il pupo Tiberi, hanno dimestichezza con l’orologio: arrivare già puntuali è l’obiettivo minimo. Poi, strada facendo, si capirà come i due intendono muovere le armate che li accompagnano, e anche cosa si inventeranno gli altri per rovinar loro i piani. L’augurio è che, a dispetto di un tracciato non impossibile nelle prime due settimane, la corsa si accenda subito, per evitare un rischio: che un Giro senza un dominatore vero come il Pogacar di un anno fa possa esser dominato dalla noia.
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