Giro d'Italia 2025, ancora nessuna vittoria italiana: lo spettro di due record negativi

Nel 2017 il primo urrà arrivò alla tappa 16, quella da cui martedì riprenderà una Corsa Rosa che mai ha avuto un'edizione senza successi domestici: un'ipotesi purtroppo oggi molto fondata

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
25 maggio 2025
Diego Ulissi (Ansa)

Diego Ulissi (Ansa)

Roma, 25 maggio 2025 - Proprio ieri l'ultima tappa del Giro d'Italia nella quale aveva festeggiato un corridore azzurro ha tristemente spento la prima candelina: era il 24 maggio 2024 e, nell'edizione dominata in lungo e in largo dal futuro vincitore Tadej Pogacar, Andrea Vendrame si imponeva nella tappa 19, la Mortegliano-Sappada. Da allora nella Corsa Rosa poche, pochissime gioie per gli italiani.  

L'assenza di tappe vinte da italiani e lo spettro del record negativo

  Certo, nella passata edizione le maglie portate a casa dagli azzurri sono state due, di estremo prestigio considerando anche la presenza del cannibale Pogacar: la bianca di Antonio Tiberi e la ciclamino di Jonathan Milan, che avrebbe vinto 3 tappe, alle quali aggiungere la cronometro di Desenzano del Garda che premiò Filippo Ganna. Si passa poi all'edizione tuttora in corso, arrivata alla seconda settimana di gara conclusa, con 15 tappe in archivio: tutte hanno parlato straniero, con l'unico bagliore arrivato dalla maglia rosa indossata da Diego Ulissi nella tappa 9, per un digiuno in tal senso che durava dal 2021, con Alessandro De Marchi a detenere il primato prima della carestia. Ora il giorno di riposo, buono a leccarsi le ferite per chi come Tiberi sogna (o sognava il podio) prima di incappare in una caduta, e per i cacciatori di tappa per provare a spezzare un incantesimo che potrebbe diventare un record. Esiste infatti solo un'edizione con un'assenza più lunghe di quella in corso di frazioni vinte dagli italiani: il nastro va riavvolto al 2017 e la prima vittoria dei padroni di casa arrivò nella tappa 16 a firma di Vincenzo Nibali a Bormio. In quel caso, quello fu il primo e unico lampo dell'intera edizione, che sarebbe poi stata vinta da Tom Dumoulin davanti a Nairo Quintana e proprio al siciliano. Intanto, il corregionale Damiano Caruso, un po' a sorpresa, è in lotta per la classifica generale (seppur da ieri gravato da un pericolosissimo cartellino giallo che rischia di esporlo allo spettro della squalifica), dalla quale da oggi non figura più Giulio Ciccone, il classico cacciatore di tappe che sarebbe servito per interrompere il digiuno, magari proprio dalla prossima tappa, la 16, quella in teoria buona a non scrivere un nuovo triste primato: mai nessuna tappa vinta da un italiano nelle prime 17 frazioni. Come si suol dire, al peggio non c'è mai fine: dal 1907 al 2024, almeno una tappa è stata vinta da un corridore di casa. Quindi, se da qui a Roma malauguratamente un italiano non festeggiasse almeno una volta, il record che ne verrebbe fuori, quello dello zero spaccato nella casella delle tappe vinte, sarebbero dolorosissimo. In mancanza di sprinter forti, e con le volate ormai ridotte all'osso, l'impressione è che solo una fuga possa far sorridere l'Italia, che in quest'edizione ha sfiorato la vittoria soltanto con Edoardo Zambanini, battuto a Matera da Mads Pedersen per mezza ruota: con il senno di poi, una mezza ruota che fa malissimo a un intero movimento.

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