Giro d'Italia: Mads Pedersen conquista la prima maglia rosa a Tirana
Mads Pedersen vince la tappa d'apertura del Giro d'Italia a Tirana, indossando la prima maglia rosa della sua carriera.

Ciclismo sport - foto di archivio
Aspettando la crono di oggi, a colorare il Giro è già la tappa d’apertura in Albania: i grandi nomi da classiche sono tutti lì davanti. Più degli altri il danese Mads Pedersen, che a 29 anni corona un sogno: vestire per la prima volta la maglia di leader in una grande corsa a tappe. Quella rosa per l’ex iridato, membro del prestigioso club di chi ha vinto anche al Tour e alla Vuelta, è anche storica, perché è la prima del suo Paese, nonché significativa: arriva nel giorno in cui si ricorda la tragica scomparsa sulle nostre strade di Wouter Weylandt, ragazzo belga che correva nel suo team.
A Tirana, Pedersen fa ingoiare l’ennesimo secondo posto al povero Van Aert, primatista mondiale di piazzamenti, e tiene a distanza pure l’altro pretendente alla prima rosa, il pimpante Pidcock. Soprattutto, il danese completa alla grande il lavoro dei compagni, che nei due giri intorno alla capitale albanese con annessa salitella tengono un ritmo infernale, sfiancando velocisti e non solo: a conferma che nel ciclismo vince uno, ma il successo è di squadra. Due in particolare sono da applausi: Ciccone, che si arrampica con una facilità che gli tornerà comoda anche quando si muoverà in prima persona, e Vacek, perfetto apripista in vista del traguardo, dove con la sua esultanza rischia la penalizzazione, perché da quest’anno non si può.
"Il piano era di correre come in una classica e l’abbiamo eseguito alla perfezione. Ciccone e Vacek hanno fatto un lavoro straordinario, sono felice di averli ripagati. Questa maglia è speciale anche perché in testa a un grande giro non c’ero mai stato", racconta Pedersen, presentatosi al via dall’Albania col chiaro intento di vincer questa tappa e quelle che le assomigliano.
Sorride Pedersen, mentre c’è già chi piange: a cinque chilometri e mezzo dal traguardo, vola via in discesa Mikel Landa, finendo contro un palo della luce e, di conseguenza, la sua corsa. Lasciando il Giro con una frattura stabile dell’undicesima vertebra lombare, che lo costringerà a letto per un lungo periodo, il veterano basco partito con solide ambizioni di classifica si guadagna l’etichetta di primo big a ritirarsi: è la terza volta in otto partecipazioni, la seconda per incidente, in una corsa dove conta anche due terzi posti.
Non è giornata per la Spagna: in terra va anche il giovin signore Ayuso, poco dopo metà tappa. E’ una scivolata senza conseguenze, quanto basta per confermare quanto dice l’altro favorito Roglic prima del via: "Il primo obiettivo in tappe come questa è restar fuori dai guai", le parole suggerito dall’esperienza allo sloveno, sempre ben protetto dai nostri Pellizzari e Aleotti in un pomeriggio a forti tinte italiane, col bimbo Busatto ai piedi del podio e la prima lunga fuga firmata da Verre, Tarozzi e Tonelli con due stranieri.
Di Roglic e del suo sfidante principale Ayuso si inizierà a parlare oggi, nella crono di 14 chilometri che attraverserà Tirana, arrampicandosi a metà strada su uno strappo. Tappa ideale per sloveno, che al Giro i suoi quattro successi li ha ottenuti tutti contro il tempo: far meglio dei rivali sarebbe un buon segnale ma niente di più, perché la storia di questa edizione si farà in altre giornate. Vale per lui ma pure per Ayuso e Tiberi, mentre per Van Aert è un’altra occasione per battere la maledizione che l’accompagna da troppo tempo.
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