Giro d'Italia: Simon Yates trionfa tra polemiche e giovani promesse

Simon Yates vince il Giro d'Italia, tra le polemiche di Carapaz e Del Toro e le promesse di giovani talenti come Garofoli.

di ANGELO COSTA
2 giugno 2025
Simon Yates vince il Giro d'Italia, tra le polemiche di Carapaz e Del Toro e le promesse di giovani talenti come Garofoli.

Simon Yates vince il Giro d'Italia, tra le polemiche di Carapaz e Del Toro e le promesse di giovani talenti come Garofoli.

Asilo. E’ stato il Giro di Simon Yates, ma anche dei due impiastri alle sue spalle: i dispetti infantili fra Del Toro e Carapaz resteranno una delle pagine più grottesche di sempre.

Bellezza. Una tappa vinta e dodici giorni in rosa: pur buttando via un Giro per colpe sue e della squadra, a 21 anni Isaac Del Toro è già su un gradino alto.

Coraggio. Gianmarco Garofoli, marchigiano di 22 anni, cade a Napoli e si fa l’intero Giro con un paio di costole rotte: pur conciato così, va in fuga e si piazza due volte. Non sono rose, ma fiorirà.

Decisivo. Richard Carapaz è quello che più di tutti va all’attacco: ironia della sorte, il Giro si ribalta quando non lo fa.

Essenziale. Simon Yates non spreca nulla, resta invisibile per tre settimane e rovescia il Giro con un solo colpo: cosa significa imparare dagli errori del passato.

Futuro. Giulio Pellizzari al Giro non doveva esserci: se lo chiude al sesto posto senza averlo preparato, significa che ha i numeri.

Gaffe. Mai vista la Cima Coppi indicata sul libro della corsa soltanto con una C: stava per Cima o per Coppi?

Hotel. Il luogo in cui la maggior parte dei team stranieri riesce a farsi notare.

Italia. Una tappa con Scaroni, un giorno in maglia rosa con Ulissi (premio alla carriera): il minimo sindacale per evitare di entrare nella storia dalla porta sbagliata.

Livellamento. Senza un fenomeno come Pogacar a dar spettacolo, si torna a un’edizione in equilibrio fino all’ultima salita: magari c’è chi si diverte di più.

Monumentale. Mads Pedersen illumina da solo la parte più noiosa del Giro: quattro tappe vinte, maglia ciclamino e tanto lavoro per i compagni. Tutto questo dopo una primavera da protagonista: come dite fenomeno in danese?

Non pervenuto. Lo strombazzatissimo Tom Pidcock è l’unico degli uomini da classiche a non accendersi mai. Dopo una primavera così così, passa direttamente all’autunno.

Ospitalità. Le sedi di tappa non si distinguono solo per dimensioni, ma pure per accoglienza: Castelnuovo ne’ Monti è casa, il caos di Cesano Maderno l’esatto opposto.

Pronostici. In Albania il duello per la rosa era Roglic-Ayuso: a casa entrambi. E gli italiani da seguire Ciccone e Tiberi: come non detto. Più facile azzeccare le previsioni meteo.

Quarti di nobiltà. La Lidl Trek centra sei tappe: al bottino di Pedersen aggiunge Hoole e Verona. Ciclismo totale.

Regolare. Lorenzo Fortunato prende la maglia di miglior scalatore in Albania e la porta a Roma: oltre che Fortunato, è bravo.

Sua Santità. Prima del via dell’ultima tappa, il previsto saluto di Leone XIV alla corsa: almeno una cosa più del Tour ogni tanto il Giro ce l’ha.

Tuttofare. Wout Van Aert comincia col solito secondo posto (in carriera sono 50) e vien dato in disarmo. Da lì vince una tappa, ne sfiora altre andando regolarmente in fuga e aiuta il compagno Yates a conquistare il Giro. Manca solo che guidi il pullman e passi lo straccio in camera.

Uguali. Simon Yates è gemello di Adam, gregario di Del Toro: il Giro dell’uno non somiglia a quello dell’altro.

Veterano. Damiano Caruso, 38 anni a ottobre, è un gigantesco spot alla serietà, oltre che il migliore dei nostri: non smetterà, ottima notizia per chi abbia voglia di prenderne l’esempio.

Zodiaco. L’ultima decade di maggio non è sotto il segno Del Toro: per questo ha vinto un Gemello.

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