Antonelli, orgoglio di papà. “La Ferrari ci disse di no, Kimi è felice in Mercedes”

Papà Marco: “Il primo provino a Maranello, per Arrivabene era troppo piccolo. Pochi mesi dopo ci contattò Wolff. Vincere? È presto, per ora sta imparando”

di LEO TURRINI
15 maggio 2025
Antonelli con Toto Wolff e George Russell alla presentazione della Mercedes, qui sopra con papà Marco, mamma Veronica e la sorellina Maggie. A destra con Lewis Hamilton e Max Verstappen

Antonelli con Toto Wolff e George Russell alla presentazione della Mercedes, qui sopra con papà Marco, mamma Veronica e la sorellina Maggie. A destra con Lewis Hamilton e Max Verstappen

Roma, 15 maggio 2025 – “Ho capito, lei sta per chiedermi come mai mio figlio, nato e cresciuto nella Terra dei Motori, emiliano doc, sia arrivato in Formula Uno con la Mercedes e non con la Ferrari…”

Marco Antonelli, classe 1964, già pilota e oggi proprietario di una scuderia automobilistica impegnata in varie categorie, ecco, non è soltanto il papà di Kimi, l’Harry Potter italiano del volante. È anche una bella persona, come i miei quattro lettori capiranno se avranno la bontà di soffermarsi su queste righe.

Partendo dal…diavolo nella coda, o se preferite dal dettaglio che molto spiega: ma perché Antonelli junior non ha mai messo piede a Maranello, di grazia?

“Guardi, qui c’è un errore”.

Che errore?

“Il mio bambino, perché io Kimi lo vedo sempre come un bambino, in Ferrari ci è andato”.

Da turista?

“No, no. Venne convocato come promessa del kart. Era stato notato da Massimo Rivola, l’attuale team principal della Aprilia in MotoGP, allora responsabile della Driver Academy del Cavallino…”

E poi cosa accadde?

“Kimi aveva undici anni. Provo’ anche il simulatore di Maranello, non quello della F1 ovviamente, quello riservato ai ragazzini della Accademia”.

Non andò bene?

“Anzi, era tutto a posto. Solo che Maurizio Arrivabene, che all’epoca guidava il reparto corse, disse che il mio bambino era ancora troppo piccolo”.

E fine delle trasmissioni.

“Beh, pochi mesi dopo ci contattò la Mercedes e il resto della storia immagino la conosca”.

Beh, ormai la conosciamo tutti: suo figlio è diventato famoso, Netflix gli ha addirittura dedicato una serie e bla bla bla.

“Posso confidarle una cosa?”

Anche due.

“Per me non è cambiato niente”.

Via, lei parla così per dovere di ufficio.

“Invece le assicuro che sono sincero! Kimi ha appena compiuto diciotto anni, per un genitore è sempre un bambino, come le raccontavo prima”.

Però immagino sia diverso lui, dentro.

“Ma no, è sempre la stessa persona. L’altra sera eravamo a San Marino, si sono avvicinati alcuni ragazzi per salutarlo ed è finita che lui è andato a fare una partita di bowling con questi coetanei”.

Però lei se lo aspettava, avendone seguito la carriera passo passo.

“Mi aspettavo che andasse a giocare a bowling?”

No, seriamente: lei si aspettava che arrivasse dove già è arrivato, in F1, tra i vip della velocità.

“Invece no”.

No?

“Glielo assicuro: in famiglia non abbiamo avuto alcuna folgorazione, nemmeno abbiamo coltivato l’ossessione. È venuto tutto naturale. Kimi ha questo grande talento, ma non lo abbiamo vissuto come un predestinato”.

Magari lo è. Magari vince presto il primo Gran Premio.

“Onestamente credo non sia ancora pronto”.

Signor Antonelli, lei è tremendo!

“Sono realista. Mio figlio sta imparando. La Mercedes è una buona macchina, anche se fin qui non è stata all’altezza della McLaren. Sul podio c’è andato Russell, il suo compagno di squadra, non Kimi”.

Ci vuole pazienza.

“Sicuramente e il ragazzo ne è consapevole”.

Lei sta nel mondo delle corse da una vita: cosa pensa di aver trasmesso all’erede di famiglia?

“Ho cercato di insegnargli quello che sapevo. Poi mi sono permesso di aggiungere un consiglio fondamentale…”.

Sarebbe?

“Devi essere sicuro di aver fatto nel migliore dei modi tutto quello che dipende direttamente da te. Solo dopo aver fatto questa verifica puoi eventualmente lamentarti degli altri”.

Sta per iniziare il week end di Imola, per suo figlio è il Gp di casa.

“Sì, in tutti i sensi. Pensi che oggi, giovedì, nel paddock ci saranno tutti i compagni di scuola di Kimi, li ha invitati lui, stanno preparando l’esame di maturità…”

Pensi un po’ se poi vince…

“Si rilassi, è ancora presto…”

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