Ciro Mascherini verso Boston: l'ultima sfida delle 6 Majors di maratona
Ciro Mascherini, sponsorizzato da Jean-Pierre Lejeune, si prepara a completare le 6 Majors con la maratona di Boston.

Ciro Mascherini, sponsorizzato da Jean-Pierre Lejeune, si prepara a completare le 6 Majors con la maratona di Boston.
Non è il primo, il mirandolese Ciro Mascherini, ad appassionarsi così tanto alla maratona da arrivare a correre tutte le Majors. Ma è sicuramente tra i primi a farlo perché spinto a farlo, un po’ per gioco un po’ per sfida, da una figura un po’ particolare, Jean-Pierre Lejeune, suo datore di lavoro alla Europrogress di Mirandola (dove Mascherini, 45 anni, lavora all’ufficio tecnico), che tre anni fa ha deciso di sponsorizzarlo alla Maratona di New York e, da allora, ha preso a fissare sul calendario le grandi maratone internazionali, dagli Stati Uniti al Giappone: Lejeune da sponsor in viaggio, Mascherini a sudare e godersi la trasferta solo dopo la fatica. Ecco: tre anni più tardi, a completare il circuito ne manca solo una, quella di Boston. "E pensare - spiega Mascherini - che al massimo prima facevo ogni tanto qualche mezza maratona. Ora mi faccio seguire da un preparatore, esco 5/6 giorni su 7, ho aumentato i km di ogni uscita, per non parlare della qualità degli allenamenti. Lejeune mi chiede di scendere sotto i 2h40’, ma non so se scherza o dice sul serio. Anche perché dovrei pure lavorare...".
Mascherini, da zero a New York. Che debutto fu?
"La prima volta l’ho fallita clamorosamente, pagando l’inesperienza, il fuso orario, la tensione. L’anno dopo l’ho rifatta con più consapevolezza, dopo aver iniziato un percorso di allenamenti con metodo, terminando con un tempo ottimo per il runner che ero nel 2023: 2h55’08”. La rincorsa alle 6 Majors, mia e di Jean-Pierre, è iniziata quel giorno".
Berlino.
"Settembre 2024, quasi un anno dopo: ero diventato nel frattempo un corridore dilettante, con l’obiettivo di migliorare il tempo precedente. Chiusi in 2h48’22”, ero molto soddisfatto, anche per il negative split: corsi la seconda parte più veloce della prima. Bella maratona, tanto tifo, percorso veloce. Ma dopo New York, Berlino non era paragonabile".
Chicago.
"Solo due settimane dopo Berlino. Città bellissima, un piccolo gioiello, ci ha lasciato piacevolmente sorpresi. Ho fatto lo stesso identico tempo di Berlino, ma questa volta ero partito troppo velocemente e ho pagato lo scotto negli ultimi km. Lì ho preso la consapevolezza di essere diventato un maratoneta".
Tokyo.
"La nota dolente. Un mese prima della partenza, a fine gennaio 2025, mi sono strappato un muscolo della gamba sinistra: sono arrivato alla maratona senza allenamenti. Il giorno della gara non capivo se avrei dovuto camminarla o corricchiarla. Sono riuscito a fare la seconda, ma è stata una sofferenza. Tempo finale 3h57’55”: viste le premesse è oro colato, ma lascia l’amaro in bocca perché l’avevo attesa tanto. Già essere riuscito ad arrivare al traguardo era tanto. I giapponesi sono un popolo straordinario, abbiamo visitato anche Kyoto e Hiroshima, tutto è così lontano dalla nostra cultura che si rimane spesso a bocca aperta".
Londra.
"Lo scorso 27 aprile. Tornato da Tokyo ho ripreso pian piano: con un mese di corse decenti sulle gambe ho chiuso in 2h59’38” con un vistoso calo nella seconda parte di gara. Sono rimasto sotto le 3 ore, ma ero contento solo a metà. I finisher sono stati 56.640, un record".
Quale ha preferito?
"A livello tecnico Berlino e Chicago sono gare veloci non avendo grandi saliscendi né curve a gomito lungo il percorso. Per la suggestione del luogo per me vince New York. Menzione d’onore per Tokyo, ma l’infortunio non me l’ha fatta godere appieno. Il Giappone penso vada visto almeno una volta nella vita da noi europei".
Resta Boston.
"Aprile 2026, mi iscriverò grazie al tempo di qualifica e sarà la chiusura del circuito Majors".
Sarà la sesta su sei. Ma recentemente al circuito è stata aggiunta Sydney...
"Avendo iniziato prima che venisse aggiunta la maratona australiana, potrò terminare con 6 maratone e non sarà necessario farne 7. Ma chissà, l’appetito vien mangiando...".
Lorenzo Longhi
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