Fonzi, un ingegnere per rilanciare i Diavoli: "Siamo in ritardo, ma sono molto fiducioso"

Il nuovo coach è stato 14 anni video analyst della nazionale italiana. "È la mia prima panchina nei senior, ma ho avuto maestri eccezionali"

di MARCO BALLABENI
23 novembre 2023

Fonzi, un ingegnere per rilanciare i Diavoli: "Siamo in ritardo, ma sono molto fiducioso"

Cosa ci fa un ingegnere romano su una panchina di rugby nell’umida val Padana?

David Fonzi, classe 1975, già campione nazionale Under 19 con la Rugby Roma nel 1993, è inaspettatamente assurto al ruolo di primo allenatore del Valorugby dopo la fine dell’avventura in panchina di Manghi.

Un head coach sui generis, poiché Fonzi condivide la guida tecnica dei Diavoli quasi alla pari con un affiatato staff che comprende tra gli altri il responsabile della mischia Guido Randisi.

Laureato in ingegneria e successivamente in scienze motorie, brillante trequarti da ragazzo e per quasi quindici anni video analyst della nazionale italiana (dal 2007 al 2021, sotto quattro diversi coach azzurri: Mallett, Brunel, O’Shea e Smith), Fonzi è arrivato a Reggio un po’ per caso.

"Una volta uscito dal team della nazionale ho trovato questa opportunità grazie a Jacques Brunel, ex coach della squadra azzurra che collaborava e collabora con il Valorugby. Ma conoscevo già anche Roberto Manghi, dai tempi della sua presenza nello staff delle Zebre".

Qui a Reggio è stato chiamato come allenatore?

"Nella prima stagione svolgevo il ruolo di video analyst da remoto. Nella seconda mi è stato chiesto un compito più ampio; è stato proprio Manghi a domandarmi di ‘sporcarmi le mani’, cioè di andare direttamente in campo. Ora, in questa situazione emergenziale, il mio impegno è aumentato ulteriormente".

Lei però non risiede a Reggio.

"La mia base è ancora Roma, vengo a Reggio due volte alla settimane e per le partite".

Il salto da video analyst a head coach è complicato? Questa è la sua prima occasione come allenatore?

"Come allenatore di una squadra senior sì. La lunga esperienza nello staff azzurro però mi aiuta moltissimo; in quegli anni ho potuto apprendere da una cupola di insegnanti di livello eccezionale, sviluppando un bagaglio di conoscenze che ora cerco di sfruttare sul campo".

La sua promozione deriva dalla fine improvvisa del rapporto tra Valorugby e Manghi; quella decisione è stata una sorpresa anche per voi?

"Un fulmine a ciel sereno. Del resto è stata una scelta della società sulla quale noi tecnici e giocatori non avevamo voce in capitolo e della quale abbiamo preso atto".

Aveva notato qualche segnale che facesse intravedere problemi con il precedente head coach?

"No, io ho sempre avuto un rapporto splendido con Manghi e anche i giocatori gli sono molto legati, essendo cresciuti in questa squadra con lui. Penso sia stata semplicemente una decisione della società per cercare di dare una nuova sferzata al gruppo".

Le difficoltà nei risultati non sono però svanite.

"Il campionato si è livellato, non ci sono più squadre materasso. Domenica siamo andati a Vicenza contro la nepromossa e abbiamo vinto all’84’; ma vita facile con i vicentini non hanno avuto neppure le altre avversarie. Fino all’anno scorso le gerarchie erano maggiormente nitide e la fisicità del Valorugby risultava premiante. Quest’anno stiamo provando a esprimere un gioco più strutturato, più dinamico, ma forse anche a causa di quanto accaduto in panchina abbiamo accumulato un poco di ritardo".

Alcuni atleti della rosa non sono ancora apparsi in questa stagione: Amenta, Rimpelli, Cruz, Cenedese, Panceyra…

"Tutti i ragazzi citati sono incappati in problemi fisici proprio al culmine della preparazione, quando il campionato stava per iniziare e loro si trovavano in piena forma. Problemi non muscolari, nessuna colpa dello staff atletico. Attualmente abbiamo 11 giocatori in infermeria, uno solo dei quali a causa di un problema muscolare. Speriamo di recuperarne sette od otto prima della ripresa del campionato, compreso il capitano Amenta".

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