Iacopo Volpi riceve il Premio Salvatore Gioiello dal Panathlon Club Forlì
Il Panathlon Club Forlì ha premiato Iacopo Volpi con il Premio Salvatore Gioiello per la sua carriera giornalistica.

Il figlio di Salvatore Gioiello, Maurizio, Iacopo Volpi e Marilena Rossetti, presidente del Panathlon Club Forlì
Nei locali di Palazzo Albicini il Panathlon Club Forlì ha consegnato il ‘Premio Salvatore Gioiello’ al giornalista sportivo della Rai Iacopo Volpi. Salvatore Gioiello è stato giornalista del Carlino dagli anni Settanta fino ai Novanta, come collaboratore a Forlì e come redattore a Cesena. Di lui sono unanimemente riconosciute la nobiltà d’animo e la spiccata signorilità: nessuno, forse, l’ha mai visto arrabbiato o l’ha sentito alzare la voce; era sempre sorridente. Si è interessato di storia locale, scrivendo numerosi volumi come ‘Nè pochi nè timidi’, ‘Usfadè’ e ‘Amarcord, piò ‘d quarant’ èn fa’.
Gioiello è scomparso nel 2009 e dal 2010 il Panathlon ha creato il premio a lui dedicato, che viene assegnato a un giornalista che si sia distinto nel corso della carriera. L’ambito riconoscimento è andato a giornalisti quali Alfredo Provenzali, Marino Bartoletti, Angelo Zomagnan, Leo Turrrini, Matteo Marani, Davide De Zan, Flavio Tranquillo, Alberto Cerruti, Furio Zara, Beppe Conti e Novella Calligaris.
Iacopo Volpi, classe 1957 ed entrato in Rai negli anni Ottanta, è stato telecronista di pallavolo e più volte conduttore della Domenica Sportiva e di 90° minuto. Inoltre, ha guidato numerosi programmi in occasione di Olimpiadi, Mondiali ed Europei di calcio e ha chiuso la carriera da direttore di Rai Sport a fine 2024.
Volpi ha mostrato affabilità, ironia e simpatia. "Le soddisfazioni più grandi sono state le telecronache dei trionfi delle nazionali di volley di Velasco. Un allenatore molto importante per lo sport italiano e che ha dato dignità alla pallavolo. Ha un carattere un po’ spigoloso, ma è un personaggio eccezionale e di grande cultura. Il suo è stato un modo diverso di allenare".
L’ex direttore, conduttore e telecronista ha poi spiegato che "il protagonista è l’evento, non il giornalista. Non devi cercare a tutti i costi di far sapere che sei bravo. Alcun preparano due versioni di quello che diranno: una in caso di vittoria, l’altra in caso di sconfitta. Non è così che si lavora. Il telecronista può emozionarsi, leggere una serie infinita di dati non serve a nulla. Il telecronista però deve essere preparato: il più bravo è stato Bruno Pizzul. Gianni Clerici e Rino Tommasi sono stati grandi. Invece, il mio grande amico Giampiero Galeazzi era diverso, più alla mano. Aveva la capacità di entusiasmare, come nel 1988 quando gli Abbagnale vinsero facilmente le Olimpiadi, mai fece una telecronaca con presunti avversari pericolosi, rendendo epica la loro affermazione". Ha raccontato infine aneddoti e vicende personali. "Luca Valli – ha dettpo – era un personaggio speciale. Yuri Chechi è intelligente, simpatico e spiritoso. Io mi sono pentito solo di non aver mai seguito un Giro d’Italia. Ricordo ancora, invece, un errore che commisi in occasione della finale scudetto di basket del 1989 tra Milano e Livorno: nel mio servizio dissi che aveva vinto Livorno – c’era pure l’invasione in campo dei tifosi toscani dopo il tiro del presunto successo sulla sirena –, viceversa poi la vittoria si seppe che era stata assegnata a Milano. Feci un pezzo di rettifica e pensai che la Rai mi avrebbe licenziato".
s. b.
Continua a leggere tutte le notizie di sport su