La Torre si fida di Jacobs: "Reider il coach giusto"
Atletica, il dt azzurro guarda ai Giochi: "Rapporto da stabilire, ma è competente. Il primo record di Tortu ha creato una catena di emulazione positiva".

"Se Tortu corre così forte nelle staffette quasi quasi gli facciamo fare anche le gare in singolo col testimone in mano...". La battuta di Antonio La Torre, direttore tecnico della nazionale italiana di atletica leggera, serve anche a stemperare la tensione a pochi mesi da una nuova Olimpiade. Premiato a Milano nel corso di “Sport Movies & Tv”, il dt si trova di fianco proprio Tortu e Rigali, tra i volti del nuovo corso azzurro in un settore che ha finalmente rialzato la testa. "Mancano circa dieci mesi alle Olimpiadi e al 1° agosto ci giochiamo subito una carta importante con Massimo Stano nella 20 km di marcia - dice -. Tutti stanno lavorando, in diverse parti d’Italia e qualcuno del mondo, vedi Jacobs col nuovo tecnico negli Stati Uniti".
In questo gruppo c’è una componente lombarda forte nel settore velocità.
"La regione rappresenta da sempre il 40% dello sport italiano e lo è anche nell’atletica. C’è un movimento esagerato rispetto ad altre parti d’Italia. Nella velocità, ma anche nei salti o nel mezzofondo. Esprime un grande patrimonio di competenza tecnica. Tortu ha squarciato lo schermo col suo 9”99, scuotendo anche Jacobs. Da lì si è creata una catena di emulazione estremamente positiva. C’è grande clima e concorrenza e questa è la cosa migliore".
Come si segue un campione olimpico a distanza?
"Rimanendo raccordati con lui, col suo staff. Il rapporto col nuovo coach Rana Reider va stabilito, ma spolverate un po’ di polemiche inutili ci si è accorti della sua grande competenza".
A Tamberi, per esempio, ha fatto bene cambiare.
"Sono tutte cose che vanno prese come storie a sé. Cito anche l’esempio di Antonella Palmisano: Parcesepe è considerato un top al mondo della marcia. Eppure anche la campionessa olimpica, dopo undici anni, come ha fatto anche Jacobs con Camossi, ha deciso di cambiare. Dobbiamo cercare nel discorso delle motivazioni, nella volontà di mettersi spalle al muro per vedere se c’è qualcosa da esplorare".
Nel frattempo a Milano si è rivista da qualche anno un’Arena tutta nuova.
"Un impianto bellissimo, ma bisogna avere attenzione quando la si utilizza per un concerto, perché non esiste che lascino dei buchi in pista. Non può succedere in una città che si pone in direzione olimpica. È un gioiello che tutto il mondo ci invidia".
Sarebbe bello riuscire a riportarci il Golden Gala?
"A me piacerebbe rivedere la Notturna perché aveva un valore romantico e atletico alla pari. Ci sono vincoli dei Beni Culturali che impediscono opere fondamentali come le luci o la tribuna stampa, ma ricordo che nel 1996 si fece la finale di Diamond League. Ero speaker in quella manifestazione, c’erano 25mila persone. Quella è la dimensione giusta per le gare di atletica".
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