Luca, inclusione azzurra. La sindrome di Down?. Bruni gioca in nazionale i mondiali under 24
Ultimate frisbee Da oggi a Logrono la rassegna iridata: l’Italia punta in alto. Il ct Morri: "Ha cominciato con un gruppo speciale, poi ha bruciato le tappe. Non farà la mascotte, ma è uno del gruppo. E forse sarà il primo di tutti i tempi".

Luca Bruni, 23 anni, da oggi impegnato ai Mondiali di ultimate frisbee, a Logrono. Ha cominciato a giocare ai tempi del Salvemini e non si è più fermato raccogliendo grandi risultati
L’appuntamento è a Logrono, in Spagna, fino al 28 giugno. Si tratta del mondiale under 24 di ultimate frisbee e, la nazionale italiana, sotto le direttive della leggenda Davide Morri, punta a un risultato di prestigio. Se sarà podio o un titolo iridato lo sapremo solo a fine mese. Ma quel che più conta è che, un record, mondiale, l’Italia e in particolare l’hanno già ottenuto.
In campo, a Logrono, ci sarà Luca Bruni, che ha compiuto 23 anni, il 23 aprile. Perché Luca è così importante? Perché ha la sindrome di Down. E in passato, nel frisbee, nessun ragazzo era riuscito a passare da una formazione paralimpica a una assoluta. Ci sono casi, ripetuti, anche a livello italiano, nel tiro con l’arco – Eleonora Sarti che ha preso parte a tre edizioni delle Paralimpiadi è stata convocata più volte anche dalla nazionale normodotati –, ma la storia di Luca merita di essere approfondita.
Anche perché nell’approccio e nel percorso seguito, per approdare in Nazionale, non sono stati fatti sconti.
Davide Morri, il ct visionario, ne ha parlato con Luca, coinvolgendo anche la mamma Pamela e il papà Gabriele (nell’orbita delle nazionali giovanili il fratello minore Manuel) e da qui è nata questa chiamata.
"Luca – racconta Morri – ha cominciato nelle formazioni dei Bologna Flying Disc che abbiamo chiamato All Inclusive. Da lì, però, la crescita è stata esponenziale".
Luca si allenava una volta la settimana. Poi, quando è entrato nel giro della nazionale, l’impegno è raddoppiato. Con una terza giornata dedicata ai pesi e alla palestra. Con Morri, poi, ci sono Luca Tognetti, capitano del Bologna Flying Disc La Fotta e Simone Zoffoli.
"Luca – racconta mamma Pamela – è sempre stato un tornado. Mai fermo: racchettoni, bocce, qualsiasi tipo di sport. Il fisico, poi, lo ha aiutato".
I primi passi al Salvemini. Poi il salto di qualità. "Difficoltà? No, mai – sottolinea mamma Pamela –. Parlerei di abilità differenti. Spesso si associa l’idea della sindrome di Down a una persona pigra, incostante. Luca è l’esatto contrario. Ha una capacità straordinaria di buttarsi in nuove avventure, senza paura. Non si tira mai indietro e così abbatte i muri di pensiero. Non è lui che impara da noi, ma siamo noi che impariamo da lui".
La nazionale è un sogno. Anzi, un motivo d’orgoglio per Luca e per la sua famiglia. "E’ un percorso non semplice – insiste Pamela – perché comporta dei costi. Economici e in termine di energie. Ma c’è anche la soddisfazione per Luca. E’ il primo".
Energia, socialità e dischi volanti (nel senso di frisbee): sono alcune delle peculiarità di Luca, che ha frequentato il Salvemini e adesso lavora per una cooperativa. E’ portato per la ristorazione. Ma, proprio perché non si ferma mai, nel suo pacchetto di abilità ci sono anche musica, ballo, canto. E forse un futuro da videomaker.
"In questo momento Luca sta vivendo come in una bolla magica – aggiunge orgogliosa mamma Pamela –. Sta facendo il conto alla rovescia per il mondiale".
Lui e il fratello Manuel. "Il rapporto è come quello di tutti i fratelli. Si vogliono bene, ma hanno età e gusti differenti. E’ un po’ di conflittualità c’è".
Oltre a far parte del Bologna Flying Disc, Luca ha giocato con gli under 15 One Tribe. I giovanissimi hanno vinto una medaglia di bronzo, ma Luca, per limiti di età – il regolamento è stato inflessibile – non ha potuto giocare con i compagni. Né lui, né loro si sono piegati al regolamento: così i compagni hanno preteso che una medaglia di bronzo fosse data anche a lui.
"Luca è il nostro sole – chiude mamma Pamela –. Ci offre chiavi di lettura diverse. Siamo così concentrati, tutti, sul quotidiano, che spesso non ci rendiamo conto di alcune situazioni. Luca ci aiuta, con la sua potenzialità. E’ un caso unico, lo sappiamo. Ma vorremmo che fosse il primo di una lunga serie, per aiutare tutti nell’accoglienza, nell’apertura verso tutti".
Vola Luca. E del resto, Bruni ha scelto il frisbee come sport. I dischi volano in alto, lontano, perché hanno la capacità di guardare avanti. Come Luca, la sua famiglia e Davide Morri.
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