Torneo internazionale di Baskin a Reggio Emilia: sport inclusivo e competitivo
Reggio Emilia ospita un torneo di Baskin, sport che unisce atleti con e senza disabilità. Otto squadre in gara.

Un allenamento della squadra reggiana di Baskin, in campo nel weekend
Inclusivo, ma competitivo. Aperto a tutti, ma senza rinunciare alla voglia di vincere. È questa la filosofia del Baskin, lo sport di squadra nato proprio in Italia prendendo spunto dalla pallacanestro, che mette in campo insieme persone con e senza disabilità. E sarà proprio Reggio ad ospitare questo weekend un torneo internazionale che coinvolgerà otto squadre – Ferrara, Lucca, Pistoia, Pesaro, Bassano del Grappa, Pordenone, Parigi e appunto Reggio Emilia –, con oltre 250 persone tra atleti, allenatori e arbitri.
A organizzare l’evento sono Nicolò Manini e Alessio Montanari, due giovani giocatori della squadra reggiana, che portano avanti il progetto con una passione contagiosa. "Siamo alla seconda edizione del torneo e ci dispiace che a Reggio il Baskin non sia ancora così conosciuto. È uno sport dove possono giocare tutti: maschi, femmine, persone con fragilità diverse. Ma non è uno sport buonista: ognuno dà il massimo, si urla, ci si arrabbia. È sport vero".
Il Baskin nasce nel 2001 a Cremona dall’idea di un professore di educazione fisica e di un ingegnere, desiderosi di creare un gioco accessibile anche alla figlia disabile di quest’ultimo. Da lì, un regolamento innovativo con ruoli specifici e canestri laterali, capace di mettere in condizione chiunque di contribuire. "La regola più potente del Baskin è che i ruoli non si assegnano in base alla disabilità, ma alle capacità. A volte il tiro decisivo lo prende il ragazzo più fragile, non per compassione, ma perché è il migliore in quel ruolo. Questa è la vera integrazione, e non succede in nessun altro contesto, né scolastico né lavorativo" spiegano Manini e Montanari.
La realtà reggiana è nata nel 2018 come progetto scolastico al liceo Motti. Dopo il Covid, il gruppo si è riorganizzato nella palestra di viale Primo Maggio. Oggi conta 50 tesserati, tre allenamenti a settimana, due squadre attive e tanti nuovi progetti. "Stiamo aiutando anche Parma ad avviare una loro squadra. E ci teniamo molto al ritiro annuale in montagna: niente genitori, niente palloni. Solo esperienze di vita e momenti di crescita vera". Il torneo inizierà sabato con i gironi nelle palestre Stranieri e Casoli e si concluderà domenica al PalaBigi con le fasi finali, le premiazioni e l’All Star Game, quest’ultimo nato "per dare a tutti la possibilità di giocare nel palazzetto più importante della città". Insomma, il messaggio è molto chiaro: "Vogliamo rompere le barriere della disabilità, spesso solo raccontata ma raramente vissuta. Qui si gioca tutti insieme, nello stesso campo, con la stessa palla. E vincere conta, eccome se conta. Ma conta anche crescere come squadra e come persone".
Elia Biavardi
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