Torneo internazionale di Baskin a Reggio Emilia: sport inclusivo e competitivo

Reggio Emilia ospita un torneo di Baskin, sport che unisce atleti con e senza disabilità. Otto squadre in gara.

di Redazione Sport
14 maggio 2025
Un allenamento della squadra reggiana di Baskin, in campo nel weekend

Un allenamento della squadra reggiana di Baskin, in campo nel weekend

Inclusivo, ma competitivo. Aperto a tutti, ma senza rinunciare alla voglia di vincere. È questa la filosofia del Baskin, lo sport di squadra nato proprio in Italia prendendo spunto dalla pallacanestro, che mette in campo insieme persone con e senza disabilità. E sarà proprio Reggio ad ospitare questo weekend un torneo internazionale che coinvolgerà otto squadre – Ferrara, Lucca, Pistoia, Pesaro, Bassano del Grappa, Pordenone, Parigi e appunto Reggio Emilia –, con oltre 250 persone tra atleti, allenatori e arbitri.

A organizzare l’evento sono Nicolò Manini e Alessio Montanari, due giovani giocatori della squadra reggiana, che portano avanti il progetto con una passione contagiosa. "Siamo alla seconda edizione del torneo e ci dispiace che a Reggio il Baskin non sia ancora così conosciuto. È uno sport dove possono giocare tutti: maschi, femmine, persone con fragilità diverse. Ma non è uno sport buonista: ognuno dà il massimo, si urla, ci si arrabbia. È sport vero".

Il Baskin nasce nel 2001 a Cremona dall’idea di un professore di educazione fisica e di un ingegnere, desiderosi di creare un gioco accessibile anche alla figlia disabile di quest’ultimo. Da lì, un regolamento innovativo con ruoli specifici e canestri laterali, capace di mettere in condizione chiunque di contribuire. "La regola più potente del Baskin è che i ruoli non si assegnano in base alla disabilità, ma alle capacità. A volte il tiro decisivo lo prende il ragazzo più fragile, non per compassione, ma perché è il migliore in quel ruolo. Questa è la vera integrazione, e non succede in nessun altro contesto, né scolastico né lavorativo" spiegano Manini e Montanari.

La realtà reggiana è nata nel 2018 come progetto scolastico al liceo Motti. Dopo il Covid, il gruppo si è riorganizzato nella palestra di viale Primo Maggio. Oggi conta 50 tesserati, tre allenamenti a settimana, due squadre attive e tanti nuovi progetti. "Stiamo aiutando anche Parma ad avviare una loro squadra. E ci teniamo molto al ritiro annuale in montagna: niente genitori, niente palloni. Solo esperienze di vita e momenti di crescita vera". Il torneo inizierà sabato con i gironi nelle palestre Stranieri e Casoli e si concluderà domenica al PalaBigi con le fasi finali, le premiazioni e l’All Star Game, quest’ultimo nato "per dare a tutti la possibilità di giocare nel palazzetto più importante della città". Insomma, il messaggio è molto chiaro: "Vogliamo rompere le barriere della disabilità, spesso solo raccontata ma raramente vissuta. Qui si gioca tutti insieme, nello stesso campo, con la stessa palla. E vincere conta, eccome se conta. Ma conta anche crescere come squadra e come persone".

Elia Biavardi

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