"Una medaglia sofferta". Morini e il bronzo azzurro
Un passato da ciclista professionista oggi è nello staff della nazionale "Risultato tutt’altro che scontato, i ragazzi hanno dato il massimo".
di Claudio Roselli
SANSEPOLCRO
Non sarà stato il top come l’oro di Tokyo conquistato tre anni fa, ma un podio olimpico è sempre tanta roba. Normale, pertanto, che venga festeggiato come merita. C’è anche un altotiberino dietro il bronzo nell’inseguimento a squadre che a Parigi 2024 ha avuto per protagonista il quartetto azzurro della pista, composto dai ciclisti Simone Consonni, Filippo Ganna, Jonathan Milan e Francesco Lamon. Si tratta di Federico "Fred" Morini, 48 anni, originario di Selci Lama (sponda selciarina) ma residente con la famiglia a Sansepolcro. Un passato da ciclista professionista e una carriera stroncata sul più bello da un grave incidente in allenamento a fine 2001 (in agosto aveva fatto sua una tappa del Giro d’Austria), ma mai ha abbandonato il mondo della bicicletta: commentatore televisivo e radiofonico, addetto stampa di Davide Rebellin e da tempo ricopre l’importante ruolo di osteopata e massofisioterapista all’interno dello staff della Nazionale di ciclismo. "Una medaglia è sempre una medaglia, specie alle Olimpiadi, anche se il metallo è meno prezioso dell’oro – ha dichiarato Fred Morini – tanto più che ce la siamo guadagnata con il sudore".
La finale per il terzo posto si è rivelata più difficile del previsto?
"Diciamo che è stata sofferta, perché la Danimarca è molto forte e di conseguenza il risultato era tutt’altro che scontato. Sappiamo benissimo quanto i danesi siano ostici: li avevamo battuti anche in Giappone, per cui oramai li conosciamo. Ci stavano mettendo in difficoltà, ma i ragazzi sono stati davvero bravi: da Consonni a Lamon, autore di un bel recupero, da Ganna, che oramai non ha più bisogno di presentazioni, a Milan, che ho visto determinato. Il vincitore di tre tappe in volata all’ultimo Giro d’Italia sta arrivando a maturazione e credo proprio che sia lui l’erede attuale del grande Mario Cipollini".
Nella semifinale contro l’Australia non c’è stato proprio niente da fare?
"No, loro hanno dimostrato stavolta di essere i migliori, persino irraggiungibili. Noi stessi non ce lo aspettavamo, pur consapevoli del fatto che fra i papabili alla vittoria vi fossero anche loro".
Nonostante manchi ancora qualche gara all’appello, è già tempo di consuntivi per la spedizione italiana della bicicletta a queste Olimpiadi?
"Siamo molto contenti e quindi il bilancio può essere definito per ora più che positivo. Attendiamo la gara del congedo di Elia Viviani, poi vi sarà la "Madison" sia donne che uomini e infine la "Omnium", nella quale la nostra Letizia Paternoster punta a una medaglia".
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