Alberto Morea analizza la semifinale playoff dell'Adamant contro la Sangiorgese

Alberto Morea commenta la crescita dell'Adamant e il ruolo chiave di Giovanni Benedetto nella semifinale playoff.

di JACOPO CAVALLINI
15 maggio 2025
A destra Alberto Morea, qui con il capo allenatore Frank Vitucci, con cui ha lavorato a Brindisi e Treviso

A destra Alberto Morea, qui con il capo allenatore Frank Vitucci, con cui ha lavorato a Brindisi e Treviso

A godersi la vittoria che è valsa l’accesso in semifinale playoff, otto giorni fa a Oderzo, c’era pure Alberto Morea, ferrarese acquisito che ha chiuso nel weekend la sua stagione da assistente allenatore in A1 a Treviso. In attesa di capire che ne sarà del suo futuro, con un altro ferrarese come Federico Pasquini diretto in Veneto nel ruolo di direttore sportivo, Morea ha fatto le carte al finale di stagione dell’Adamant, di scena domenica in gara 1 di semifinale promozione contro la Sangiorgese.

Alberto, che le è parso della squadra biancazzurra?

"Mettendo la partita di Oderzo a paragone con altre che avevo visto durante la stagione, mi è sembrato un gruppo che è cresciuto molto e ha acquisito le sue certezze e la sua solidità. Dovrà crescere ulteriormente di partita in partita, il segreto nei playoff è questo: continuare a progredire senza inventarsi nulla, ma basandosi sulle cose buone fatte in stagione, e a Oderzo ne ho viste tante".

C’è un aspetto o un giocatore che l’ha colpita maggiormente?

"Ho visto Ferrara al top sia sul piano tecnico che su quello fisico, e la squadra mi pare cresciuta anche mentalmente. E’ pronta a giocarsi la promozione: più che un giocatore mi ha colpito la capacità di trovare protagonisti diversi da un momento all’altro. Da Drigo a Santiago, passando per la solidità sotto canestro dei lunghi e la leadership in regia di Ballabio".

Quanto l’esperienza di Benedetto in panchina potrà rivelarsi un valore aggiunto?

"Giovanni un po’ di situazioni del genere ne ha vissute, ha vinto diversi campionati e avere in panchina un allenatore che ha già vissuto queste esperienze può essere fondamentale per il cammino di Ferrara. Sa cosa serve per vincere, ha il polso per gestire e prevenire alcune situazioni".

E il pubblico, potrà essere un fattore?

"Quando accadono delle cose c’è sempre il merito di tutti, mi sembra che a Ferrara ci sia un ambiente compatto che spinge la squadra verso l’obiettivo. Da lontano, ma neppure troppo, percepisco che tutti siano sulla stessa pagina del libro: per quanto ci si possa chiudere in palestra e distaccarsi, allenatore e giocatori si accorgono se c’è unità di intenti".

Suo figlio Edoardo è entrato nello staff della prima squadra. Che le dice?

"E’ un allenatore giovane, mi ci rivedo, anch’io sono partito così. Per lui si tratta di uno step importante, ho dato subito il mio benestare perché sapevo con chi andava a lavorare. Ogni tanto parliamo delle promozioni da me vissute in passato, spero che fra poche settimane anche lui possa godersene una".

Jacopo Cavallini

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