Attruia fra sport e impegno sociale: "Forlì e Trieste forti, sarà big match"

Impegnato a creare una squadra di carcerati, l’ex play resta attento ai campionati: "Unieuro realtà solida"

di GIANNI BONALI
25 novembre 2023

Attruia fra sport e impegno sociale: "Forlì e Trieste forti, sarà big match"

Stefano Attruia è stato un playmaker veloce e aggressivo e un valido contropiedista, un giocatore che, nato a Trieste, ha militato nella Olitalia Forlì nel biennio 1994-1996 conquistando una storica promozione in A1. Ora è un coach impegnato in diverse iniziative sportive, si occupa di formazione e consulenza aziendale ed è coinvolto in un progetto sociale a livello nazionale. E proprio domani sera Forlì e Trieste si sfideranno in casa dei giuliani in un confronto di alta classifica, con l’ex cestista legato, sia per motivi anagrafici che sportivi, a entrambe le piazze.

Attruia, partiamo dalla partita che vede di fronte due squadre ambiziose, pronte a lottare fino in fondo per le prime posizioni.

"E’ un big match tra due compagini forti, due realtà che a cui sono legato. Trieste è la mia città e Forlì è un luogo che mi evoca ricordi piacevoli, un posto dove ritorno sempre molto volentieri".

Come vede, in prospettiva futura, sia Trieste che Forlì?

"Saranno entrambe protagoniste nel campionato. Forlì è una realtà solida per la categoria, mentre Trieste è una squadra che sta facendo bene".

Proprio a Trieste è nato il progetto ‘The Cagers’, di cui lei è uno degli artefici. Di cosa si tratta e com’è nata l’idea?

"Ero in visita alla locale casa circondariale per incontrare i detenuti e ad un certo punto sento una voce che mi chiama. Mi volto e incontro un volto e una persona inaspettata, con cui ci conoscevamo fin da bambini. Il nostro abbraccio muove il desiderio di portare la palla a spicchi oltre il muro, per avvicinare il carcere alla comunità sociale. Una squadra di detenuti si allenerà per un anno a Trieste, seguita da ex giocatori, per poi essere pronta a scendere sul parquet, sostenuta di ministeri della Giustizia e dello Sport".

Cosa significa ‘The Cagers’?

"E’ il nome originario degli atleti che giocavano a basket quando questo sport fu inventato da Jes Naismith nel 1891. All’epoca le partite si disputavano in una gabbia, in inglese cage, e prima di chiamarsi con il nome attuale, la pallacanestro era definita ‘The cage game’, ovvero il gioco della gabbia e si disputava all’interno di alte recinzioni".

Come sta proseguendo questa avventura in giro per l’Italia?

"I primi allenamenti si sono svolti in diverse carceri italiane in Sicilia, Puglia, Toscana, Veneto ed Emilia-Romagna per dare forza ai muscoli e prendere confidenza con la palla e i fondamentali. Abbiamo già fatto provini a 150 ragazzi per individuare 14-15 profili che formeranno il roster. Ho come compagni di viaggio Donato Avenia, ex giocatore della Virtus Roma, e Federica Zudetich, ex cestista che si occuperà della preparazione atletica. E’ un progetto che mi sta coinvolgendo molto e diventerà in futuro anche un doc-movie che racconterà le storie e le vicende umane al di là del muro".

Nel tempo libero di cosa si occupa?

"Sto prevalentemente con la mia famiglia: mia moglie Silvia e i tre figli Beatrice, Teo e Zeno, sportivi e praticanti di pallavolo, calcio e basket. Collaboro anche con una onlus che aiuta i ragazzi disabili nella pratica sportiva".

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