Basket Imola: Ravaglia propone fusione tra Virtus e Andrea Costa per sostenibilità
Roberto Ravaglia rilancia l'idea di unire Virtus e Andrea Costa per salvare il basket a Imola, affrontando le difficoltà economiche.

Roberto Ravaglia rilancia l'idea di unire Virtus e Andrea Costa per salvare il basket a Imola, affrontando le difficoltà economiche.
"Due società di serie B non sono sostenibili, serve un’unica squadra a Imola". Parole di Roberto Ravaglia, gigante della pallacanestro imolese di una quarantina di anni fa vissuta giocando con le maglie sia della Virtus Imola che dell’Andrea Costa, ’Bob’ rilancia un’idea sulla quale aveva già lavorato una decina di anni fa, ma senza arrivare a un epilogo.
Bob Ravaglia, ha seguito le due imolesi in questa stagione?
"Ho seguito qualche gara della Virtus e più marginalmente l’Andrea Costa che è reduce da una stagione discreta, anche con una situazione economica che la porta ogni estate a capire cosa si farà, e questo si sta trascinando da diversi anni. Ora poi è saltato fuori che questo problema economico è analogo anche dall’altra parte, sulla sponda Virtus".
Di fronte a queste difficoltà, si parla puntualmente di ipotesi fusione. Che ne pensa?
"Si era provato già molti anni fa, ed era prima del Covid, con l’interessamento dell’allora sindaco Daniele Manca che mi aveva coinvolto per creare un percorso che avrebbe portato alla fusione delle società, e con noi c’era anche Alessandro Curti, un appassionato di basket e forse il più importante sponsor delle società imolesi. Dopo qualche mese ho dovuto abbandonare perché c’era mancanza totale di disponibilità e di interesse, anche se è l’unico modo di salvare il basket a Imola".
Se non la fusione, creare una nuova realtà cestistica?
"Potrebbe essere anche che si crei una nuova realtà. Ogni volta che se ne parla si sente dire che ai tifosi di Virtus e Andrea Costa questo non piaccia, ma io voglio essere pratico e diretto. Io Imola l’ho vissuta da giocatore con entrambe le realtà e a quei tempi c’erano duemila persone a vedere sia l’una che l’altra squadra, e anche allora si trattava di serie B. Ora duemila persone non ci sono a vedere le partite, solo nei due derby il PalaRuggi si riempie, per cui è una scusa che non regge. Creiamo una società nuova, poi chi non vuole mischiarsi non si mischierà. La vedo come l’unica strada per salvare il basket a Imola, dove c’è grande tradizione ma due realtà di serie B non sono sostenibili".
Una decina di anni fa si propose di dare il nome di suo figlio, Chicco Ravaglia, a questa ipotetica nuova squadra…
"Sì, saltò fuori anche allora ma non credo sia importante come la si chiami, anche se magari quello di Chicco potrebbe essere un nome che unisce".
Una formula con due gironi da 20 squadre, lungo e con molti infrasettimanali è troppo esagerato per il campionato di serie B?
"Direi che è adeguato a quello che è il basket attuale, molto frenetico e con tante partite. Il problema in quest’ottica è che queste realtà di serie B devono affrontare trasferte lunghe e infrasettimanali che alla lunga si rivelano degli oneri economici importanti. Può essere valido come torneo, ma deve essere sostenibile pure a livello economico".
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