Forlì Basket: Analisi della Stagione e Performance dei Giocatori nei Playoff
Valutazione delle prestazioni dei giocatori del Forlì Basket durante la stagione e i playoff, con focus su Dawson, Cinciarini e altri.

Valutazione delle prestazioni dei giocatori del Forlì Basket durante la stagione e i playoff, con focus su Dawson, Cinciarini e altri.
e Simone CasadeiDawson 4. Avrebbe potuto passare alla storia come l’unico americano a non segnare nemmeno un canestro al Palafiera: nella partita del 2 ottobre contro Cento, quella dell’edema al ginocchio che gli è costato uno stop di cento giorni, 5 punti tutti dalla lunetta. La società ha voluto dargli un’altra chance a gennaio, nella quale l’ala con passaporto americano e israeliano ha messo a posto le proprie cifre (11 punti, 7 rimbalzi, 3 assist di media, ma anche 2,3 palle perse), non però quelle della squadra, che accumula 4 sconfitte nelle sue 6 uscite. Dopo il suo infortunio, la squadra è sbocciata, cominciando a segnare di più e soprattutto trovando contributi importanti da vari singoli, per esempio Gaspardo.
Parravicini 5. Chiamato a un contributo importante in uscita dalla panchina, il suo apporto non si è in realtà rivelato sufficiente. Troppo discontinuo e talvolta pure ‘anarchico’ nella metà campo offensiva. Meglio a inizio stagione (con tanto di high stagionale di 21 punti all’esordio a Cividale) che nel prosieguo: solo cinque volte in doppia cifra tra girone di ritorno e playoff. 8,3 punti di media in regular season, scesi a 6,7 in post-season.
Cinciarini 5,5. Una grande gara5 da 20 punti a Cividale gli vale mezzo punto in più, tuttavia la stagione resta complessivamente insufficiente. Dal punto di vista umano, non si può non provare enorme ammirazione per un giocatore che tra pochi giorni compirà 42 anni, che è ancora sulla breccia grazie al talento, all’esperienza, alla cura dei dettagli, con un bagaglio infinito di finte, passi-e-tiro, step back. Ai playoff ha segnato 8 punti di media contro i 7 della regular season e ha alzato tutte le proprie cifre. Il problema è che si è trovato in difficoltà ben superiori rispetto alla stagione 2023/24, quando aveva superato la doppia cifra di media. Forlì, per proprie lacune, aveva bisogno che fosse ancora un riferimento offensivo: questo lo ha costretto perfino a forzare, con risultati spesso negativi.
Tavernelli 7. Impiega qualche settimana a carburare, ma poi prende le misure ai compagni, ritrova il feeling con il campionato di A2 e diventa un punto fermo dello scacchiere di Martino. Leader a tutto tondo, sempre ordinato e puntuale nelle scelte, ha tenuto saldamente tra le mani il timone biancorosso. Il 16,3 di valutazione media nei playoff la dice lunga.
Gaspardo 7. La partenza non è delle più positive. Poi, sistemati i meccanismi complessivi di squadra, trova la bussola e interpreta alla grande il suo ruolo di sostanziale prima ‘punta’ del roster forlivese. Il suo apporto risulta di fondamentale importanza in ogni uscita di campionato. Arma importante dall’arco (38% di realizzazione nell’intera stagione), riesce a farsi valere anche in avvicinamento a canestro. Chiude in crescendo, con 15,2 punti in 31,7’ nei playoff, nonostante il naso rotto.
Perkovic 7. Sbarcato sotto San Mercuriale a inizio novembre, è il miglior marcatore della squadra di Antimo Martino con 15,3 punti ad allacciata di scarpe. Che la mano sia sopraffina (38% dall’arco con 6,9 tentativi a partita), del resto, è subito evidente. Toni è un tiratore fatto e finito, anche se in alcune uscite si rende pericoloso pure attaccando il pitturato. Un guaio di troppo al ginocchio lo porta a saltare due partite e mezzo di playoff tra Cividale e Rimini: una stonata chiusura di un’esperienza positiva.
Pascolo 6. Un campionato di grande sacrificio, quello di ‘Dada’, chiamato a ricoprire gran parte del proprio minutaggio stagionale (18’ a partita) nel ruolo di pivot. Pennella qua e là qualche prestazione di assoluto livello anche offensivamente. Arriva però col fiato un po’ corto nella fase clou: i suoi playoff sono di grande sofferenza contro lunghi più atletici.
Magro 6. Baluardo del pitturato, un’àncora a cui aggrapparsi per fisicità e intensità, anche se soffre l’atletismo di alcuni avversari. Certo, la freschezza non è più quella dei giorni migliori (38 anni compiuti lo scorso aprile), ma resta pur sempre un uomo di battaglia, nonostante i problemi fisici alla schiena.
Del Chiaro 6. Un’abbondante metà di stagione che è un calvario o quasi, al punto da risentirne inevitabilmente anche sotto il profilo psicologico. Poi rialza la testa e da aprile in poi è tutt’altro giocatore: di grande impatto, anche dal punto di vista realizzativo (8,1 punti e 4,3 rimbalzi in 17,4’ nei playoff). Un punto di ripartenza per la prossima stagione?
Pollone 5. La sua peggior stagione forlivese, con playoff pessimi. A volte utilizzato per interi quarti periodi, eppure il minutaggio è complessivamente calato. Si tende a dare per scontata la sua efficacia difensiva e la sua mentalità, ma quello di cui Forlì avrebbe avuto bisogno era di un po’ di attacco. Non è andata benissimo: 2,4 punti di media tra Cividale e Rimini, col 16% da due e il 19% da tre (aveva il 43% in regular season).
Harper 6,5. Le cifre, al contrario del suo connazionale Dawson, non rendono l’idea del suo impatto: 11,9 punti, 4,6 rimbalzi, 3,7 assist (nei playoff ha innalzato i numeri di punti, assist e recuperi). Si è rivelato un’eccezionale uomo squadra, collante, capace di difendere su più ruoli, di emergere (spesso, non sempre) quando serviva, di migliorare i compagni con passaggi di qualità. Sconta mezzo punto in meno in pagella per le tante, troppe volte in cui si è ‘nascosto’ in attacco, assecondando magari la propria indole ma non le necessità del team. Ad esempio la partita d’andata a Bologna: appena 5 tiri in un ko al supplementare. Era cresciuto in questo: è andato in doppia cifra di punti in 12 delle ultime 14 partite, ci è però ricascato in gara4 di semifinale, con 7 punti con 6 tiri.
Martino 7. In estate disegna una squadra dall’età media troppo alta, con poco atletismo sotto canestro e poca pericolosità sul perimetro (ma la scelta di Dawson non è stata sua): è quasi incredibile che l’abbia portata in semifinale, ma tra palestra e panchina si conferma uno dei migliori. Grandi meriti nell’aver trovato il modo di sfruttare Perkovic, rivitalizzando Harper e Del Chiaro. Lui dice che meriterebbe più fortuna. Vero, ma soprattutto una squadra più forte.
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