La straordinaria stagione di coach Bettazzi: tra basket e lotta contro il linfoma

Coach Bettazzi e la Virtus Medicina: una stagione di basket memorabile e una lotta personale contro il linfoma.

di GIACOMO GELATI
7 giugno 2025
Coach Bettazzi e la Virtus Medicina: una stagione di basket memorabile e una lotta personale contro il linfoma.

Coach Bettazzi e la Virtus Medicina: una stagione di basket memorabile e una lotta personale contro il linfoma.

L’intrinseca potenza di certe storie travalica lo spazio e il tempo diventando uno strumento per chi verrà e per capire fin dove si può spingere la forza di volontà. E la vicenda recente di coach Francesco ‘Bidi’ Bettazzi, volto arcinoto nel mondo della palla a spicchi emiliano romagnola, non solo avvalora questa tesi, ma eleva il concetto stesso di sport: dove gioco e umanità si cingono in un grande farmaco per l’anima. Con la sua Virtus Medicina ha recentemente compiuto una cavalcata sportiva in serie C arrivando a un passo dalle finali di Conference per provare uno storico salto in B, fermandosi solo al cospetto della corazzata Cmo Ozzano. Ma dietro questa stagione c’è tanto di più. Nato a Bologna e laureato in Sociologia, nonostante qualche sua perplessità iniziale sulla carriera da allenatore Bettazzi ha iniziato ad allenare a Castel Maggiore, prima dei cicli a Massa Lombarda, Bsl San Lazzaro e Bologna 2016. Tanta serie D e serie C, ma anche tante giovanili, prima del ballo di quest’anno alla Virtus Medicina: dove ha deciso di allenare prima di ritirarsi per via della malattia.

Coach, partiamo dall’aspetto sportivo. Che finale di campionato è stato?

"Parto innanzitutto con i complimenti al Cmo Ozzano di coach ‘Fede’ Grandi, che ha dimostrato di essere la più forte, con un gruppo di un tale talento fisico e tecnico che avrebbe rischiato di vincere perfino la B Interregionale. Ma voglio anche fare i complimenti a coach Marcello Folesani che, coadiuvato da Gianluca Righi, ha fatto l’impresa della stagione valorizzando oltre ogni immaginazione il roster del Cvd Cadalecchio, portandolo addirittura ai playoff. Coach of the year".

Qualche rimpianto?

"Noi volevamo vincere e quindi nessuno ha finito contento. Ma io credo, come qualcuno che nella vita ha vinto e perso tanto, che la vera nobiltà non sia essere superiore agli altri ma essere migliore di quello che eri".

Un’annata sportiva di crescita di gruppo.

"Sì. La Virtus Medicina ha perso la finale, e rosichiamo ancora, ma di sicuro è stata nobile: abbiamo giocato un bel basket e siamo cresciuti durante l’anno fino a vincere ben 15 partite consecutive".

Allora è un bicchiere mezzo pieno.

"Senz’altro. Abbiamo valorizzato giovani e abbiamo portato al palazzetto un numero di spettatori, tra i quali tanti bambini, che non ho visto da nessun’altra parte. E aggiungo che la Virtus Medicina è stata più che nobile facendo proprio a me un regalo grandissimo: la normalità". Se la sente di spiegare di più? "Sono un malato oncologico, con un linfoma follicolare maligno. Jung parlava di sincronicità a proposito di fenomeni che trascendono la causalità ed è quello che è successo tra me e la Virtus".

Cioè?

"Potrei scrivere un libro sulla nostra stagione a cominciare dall’incontro fortuito con Martelli, dirigente storico della società, un anno fa al Sant’Orsola: loro alla ricerca di un coach, io di un senso alla mia vita".

Che cos’è scaturito da quell’incontro-crocevia?

"Per un anno mi hanno aiutato come nessun altro a farmi sentire un uomo, non solo un malato".

Ha chiuso un campionato clamoroso, con una vicenda personale come questa. Ora che farà?

"Purtroppo la mia condizione attuale non mi permette di proseguire, ma se oggi sono più forte nello spirito e ho imparato a non farmi condizionare ogni minuto dal mio nemico è anche grazie a tutte le persone che a Medicina mi hanno fatto stare così bene: i dirigenti, il mio super staff, un gruppo di giocatori indimenticabile, tutti, compreso il custode e il barista. Mi mancheranno tutti".

Allora un forte in bocca al lupo, coach.

"Mi consolo pensando a quanto però sarebbero mancati alla mia vita se un anno fa non avessi incontrato Martelli".

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