Orgoglio Gherardini. Da Ravaldino all’America e ritorno (per due volte). È presidente Legabasket
Maurizio ha coronato una carriera unica: tuttofare ai tempi della Libertas, imparò l’inglese negli States e portò in città anche Griffin e McAdoo. Poi Treviso, la Nba, due Euroleghe col Fenerbahce: ora guida la serie A.

Maurizio ha coronato una carriera unica: tuttofare ai tempi della Libertas, imparò l’inglese negli States e portò in città anche Griffin e McAdoo. Poi Treviso, la Nba, due Euroleghe col Fenerbahce: ora guida la serie A.
Anche la presidenza di Legabasket. L’ultimo traguardo professionale centrato dal manager forlivese Maurizio Gherardini è forse la chiusura del cerchio di una carriera clamorosa, inimitabile e ricchissima di affermazioni e successi professionali. Fin da quando era poco più che maggiorenne e si divideva fra svariati incarichi per la Libertas Forlì e il lavoro alla Banca Commerciale nella sede di piazza Saffi, la sua regola di vita è sempre stata la stessa: "H 24 sette giorni su sette", la sua ricetta per diventare uno dei migliori dirigenti di basket non solo d’Italia e d’Europa ma anche del mondo.
Già, perché Maurizio Gherardini, 70 anni il prossimo 22 settembre, da due giorni 19° presidente nei 55 anni della Legabasket (14 voti favorevoli, contrari solo Trapani e Trieste), nel mondo del basket ha fatto veramente di tutto, cimentandosi quasi in ogni ruolo: giocatore, viceallenatore in A, allenatore di giovanili, interprete, segretario, direttore sportivo o general manager che dir si voglia, team manager, organizzatore di clinic e finali nazionali di vario tipo, giornalista, redattore di testi tecnici per allenatori e anche arbitro.
Attività in banca a parte, il suo segreto principale è sempre stato uno: Gherardini ha sempre amato tutto quello che faceva e quindi, da sconfinato appassionato di basket, non gli è mai costato più di tanto lavorare con ritmi difficilmente sopportabili, con annate passate senza un giorno di stacco, trascinato dalla curiosità e facendo tesoro di tutte le esperienze fatte.
S’innamora della palla a spicchi sul campo della parrocchia di Ravaldino e gioca. A 17 anni mamma e papà assecondano la sua richiesta di trascorrere il quarto anno del Liceo scientifico in una famiglia negli Usa. Vive un anno a St.Louis nel Missouri frequentando la McCluer High School. Quando torna, parla l’inglese come l’italiano. Il dottor Romano Tramonti, nume tutelare della Libertas, ne asseconda la passione chiamandolo in società. Dove fa di tutto e diventa ogni giorno sempre più insostituibile.
Diventa il primo ‘americanologo’ nella storia del basket italiano. A Forlì, dove è l’uomo di fiducia di tutti i presidenti ma dove ha un rapporto speciale con il prof Achille Galassi, riesce a portare giocatori come Steve Mitchell, Kim Anderson, Mark Landsberger e altri anche se i suoi fiori all’occhiello sono due: Rod Griffin, arrivato in Romagna nel 1978 da ‘prima scelta’, e Bob McAdoo dall’Olimpia Milano. E stava per convincere anche Mike D’Antoni, che però decise di ritirarsi e diventare allenatore.
Nel 1992 bussa la Benetton Treviso: la scelta di vita non è indolore ma immediata. Lascia il lavoro in banca e sbarca in Veneto dove resterà 14 anni (e ancora ha casa) e dove sarà artefice di squadre che vincono 4 scudetti, 7 Coppe Italia, 3 Supercoppe e due coppe europee. Poi Gherardini fa qualcosa che prima di lui non era mai riuscita a nessuno. Chiamato dai Toronto Raptors della Nba, diventa il primo dirigente non statunitense. E, per non farsi mancare nulla, diventa anche direttore di tutte le nazionali maschili del Canada. Nel 2014, dopo una breve parentesi dirigenziale nella sala dei bottoni degli Oklahoma City Thunder che hanno appena vinto il loro primo titolo Nba, ri-attraversa l’oceano e diventa general manager del Fenerbahce Istanbul che in 11 anni guida ai vertici europei e a due vittorie in Eurolega, l’ultima poche settimane fa.
Ora la presidenza della Legabasket è la sua ultima e nuova avventura, diversa da tutte le altre, ma che affronterà mettendo in campo le sue doti di mediatore, il suo pragmatismo e la sua competenza. Un forlivese alla guida del basket di A: c’è di che essere, ancora una volta, sempre più orgogliosi.
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