Arezzo, la carica dell’Imperatore Venturelli: "In campo senza paura, Giovannini una garanzia"
Protagonista nella promozione in serie B con gli amaranto: "Anche la Lucchese cerca il rilancio, il Cavallino non vorrà deludere i suoi tifosi" .

Arezzo, la carica dell’Imperatore Venturelli: "In campo senza paura, Giovannini una garanzia"
di Luca Amorosi
AREZZO
Il derby con la Lucchese come ogni sfida tra squadre toscane vive di campanilismo e di tanti incroci del passato, con un intreccio di storie e di giocatori che hanno indossato sia la maglia amaranto che quella rossonera. Uno di quelli ricordati con maggior affetto dalle nostre parti è sicuramente l’ex difensore Emanuele Venturelli, nativo proprio della provincia di Lucca ma che ha vissuto l’apice della sua carriera col cavallino sul petto, vincendo la serie C1 nel 2004 e disputando due scampoli di stagione in serie B. Prima di chiudere la carriera proprio a Lucca, dove ha vinto altri due campionati per passare dalla D alla Prima Divisione di Lega Pro.
Venturelli, che partita sarà Arezzo-Lucchese?
"Ho visto che l’Arezzo ha fatto risultati un po’ altalenanti finora mentre la Lucchese era partita bene e ora ha avuto un netto calo, confermato dalla sconfitta con la Vis Pesaro. Potrebbe essere l’occasione del rilancio per entrambe, ma anche una partita dove prevale la paura. Credo però che l’Arezzo farà di tutto per vincerla davanti al suo pubblico e alla fine sarà una partita aperta".
L’Arezzo prende tanti gol. Da ex difensore, come si risolve questo problema?
"Il segreto è l’attenzione individuale. Ognuno dei difensori deve applicare i concetti su cui si lavora durante la settimana con assoluta abnegazione. La cura dei particolari da parte di ognuno messa nel contesto di squadra fa la differenza: non bisogna mai dare per scontata una cosa che sembra semplice, o allentare la marcatura perché la palla è lontana, per esempio. Poi serve tanta comunicazione tra i difensori, che devono aiutarsi costantemente e "svegliarsi" a vicenda, se c’è bisogno. Quando questo avviene, si fanno i risultati". Come ad Arezzo. Il ricordo più bello dei suoi anni in amaranto?
"Inevitabilmente la stagione della promozione in B. I nuovi e i calciatori confermati si integrarono alla perfezione, tutti avevamo fame di vittorie. Di ogni partita e ogni momento conservo un ricordo speciale, che ovviamente culmina con il 25 aprile 2004, quando potemmo festeggiare davvero in uno stadio stracolmo. E l’anno prossimo, anzi tra pochi mesi, saranno passsati già vent’anni...".
A Lucca invece ha chiuso la carriera.
"Vincendo due campionati anche lì, il primo in D dopo il fallimento, il secondo per tornare in Prima Divisione di Lega Pro. Anche con i rossoneri ho bei ricordi: misi la mia esperienza al servizio dei giocatori più giovani e come direttore c’era un certo Paolo Giovannini".
Una garanzia di successo?
"Senza dubbio, perché è un grande esperto di calcio e sa gestire i momenti, anche i più delicati. Quando l’Arezzo annunciò lui e poco dopo Indiani, ero convinto che sarebbero tornati in C e così è stato. Ora qualche mugugno ci può stare, però i tifosi devono avere pazienza: questa è una stagione di assestamento, per mettere le fondamenta di un futuro più ambizioso nel giro di poco tempo. All’Arezzo non posso che augurare il meglio del meglio e a mio avviso le basi giuste ci sono".
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