Cesena, a Pescara contro un rivale in più. Zeman, le sue squadre sono inconfondibili

Il boemo, tecnico divisivo ma di indubbie capacità, sa valorizzare a far rendere al meglio giocatori giovani e poco conosciuti

di Redazione Sport
23 novembre 2023

Cesena, a Pescara contro un rivale in più. Zeman, le sue squadre sono inconfondibili

Non è tanto il Pescara ma la squadra di Zeman. Eccolo l’avversario di sabato sera dei bianconeri in Abruzzo figlio del boemo arrivato in riva all’Adriatico per la terza volta in carriera, il 27 febbraio scorso al posto di Colombo portando i biancazzurri alla terza posizione e in semifinale playoff dove sono stati eliminati dal Foggia.

Nessuna squadra in C viene identificata in maniera così forte con il proprio tecnico come il Pescara; Zdenek Zeman, 76 anni, di Praga, cittadinanza italiana dal 1975 dove allena prime squadre da metà anni 80 a Licata, il più anziano allenatore tra i professionisti, Ranieri a Cagliari infatti ha 72 anni, Castori ad Ascoli 69. Un personaggio amato e contestato, che ha creato due fazioni. Con il suo 4-3-3 è tra coloro che hanno contribuito a portare in Italia il calcio totale, pizzicando un po’ da quello olandese di Rinus Michels e da quello danubiano delle sue zone. Per lui conta il bel gioco, realizzare un gol in più dell’avversario, meno attenzione quindi a quelli che subisce. Il suo mantra sta in questa frase: "Il risultato è casuale, la prestazione no".

Il suo Pescara è quinto a pari merito col Pineto (21 punti), ha una gara da recuperare a Pontedera, ha una grande fase offensiva (22 reti, la migliore dopo quella stratosferica del Cesena, 36) ma 17 gol subiti, tanti per chi ha ambizioni come gli abruzzesi a -12 dalla vetta, sei vittorie, tre pareggi, quattro ko e reduci da un momento difficile. Comunque lo si voglia vedere, Zeman è un personaggio coerente, spesso le sue squadre hanno dato spettacolo, coraggioso per le battaglie contro il sistema; nel 1998 dichiarò che il calcio doveva uscire dalle farmacie e dagli uffici finanziari e scatenò un putiferio, poi ci fu la battaglia contro Luciano Moggi.

Poche parole ma mai banali e sigaretta sempre accesa in bocca. Scoprire e lanciare calciatori è stata ed è tuttora la sua forza. Più volte a Cesena Giorgio Lugaresi pensò di affidargli la squadra, ma il boemo aveva un ingaggio troppo alto per le possibilità bianconere, anche se va detto che faceva crescere giovani spesso sconosciuti valorizzandoli al massimo per la felicità economica dei club.

Chi non lo ama sostiene che non ha mai vinto nulla ad alto livello (la C2 a Licata nell’’84-’85, due volte la B a Foggia nel ’90-’91 e a Pescara nel 2011-2012) minimizzando così il secondo posto con la Lazio dietro alla Juve (’94-’95), il terzo con la Roma, sfiorando anche un posto in Europa a Lecce (nell’indimenticabile stagione 2004-2005).

Chi lo ama invece è estasiato dal suo modo di giocare, di cercare sempre la rete e considera legittimamente un capolavoro ‘Zemanlandia’ a Foggia vincendo la B con il trio Baiano-Signori-Rambaudi a segno a mitraglia e tre salvezze di fila in A (due noni posti e un undicesimo).

Poi ha mostrato altro grande calcio a Pescara nel 2011-12 aggiudicandosi la B (e la panchina d’argento) realizzando addirittura 90 reti ma subendone una valanga, ben 55, catapultando ad altissimi livelli Immobile, Veratti (finì direttamente nientemeno che al Paris Saint Germain), Romagnoli e Insigne. Questo è Zeman e le sue formazioni sono da sempre capaci di tutto. E lo sarà anche questo Pescara che ha tutte le caratteristiche delle sue squadre e che il Cesena dovrà affrontare con la massima concentrazione conscio di avere di fronte un avversario pericolosissimo.

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