Cianfarani allenerà negli Emirati Arabi: "Sorpreso dalla chiamata, realizzo un sogno"

Il rubierese ha firmato un biennale con la squadra dell’Al Ain, guidata da Hernan Crespo e fresca vincitrice della Champions League asiatica

di STEFANO CHIOSSI
15 luglio 2024

Cianfarani allenerà negli Emirati Arabi: "Sorpreso dalla chiamata, realizzo un sogno"

"Ma hanno chiamato proprio me?". Non è immediato comprendere la prima reazione di Roberto Cianfarani, ex portiere in diverse squadre di dilettanti a Reggio e con un passato in C2, a meno che non ci si metta nei suoi panni.

Perché la telefonata ricevuta è di quelle importanti: il classe ’77 di origine aquilane ha appena firmato un contratto biennale per allenare i portieri dell’Under 23 dell’Al Ain, formazione degli Emirati Arabi fresca trionfatrice della Champions League asiatica con un tal Hernan Crespo (sì, proprio l’attaccante ex Inter e Parma) a guidare in panchina la prima squadra.

Dall’Aquila all’Emilia, poi Cagliari, Sassuolo e ora gli Emirati: da dove si parte?

"Sicuramente dall’Abruzzo, la mia terra d’origine: ho fatto il settore giovanile della Ternana, per poi assaggiare la Serie C in un triennio all’Avezzano. Qualcosa è andato storto e per lavoro mi son trasferito in Emilia, a Bologna esattamente; infine Rubiera per amore dopo aver conosciuto mia moglie. Qui c’è stata tutta la trafila di squadre dilettantistiche: Rubierese, Correggese, Bagnolese, Luzzara, alcune formazioni nel modenese fino al Masone dove ho chiuso la carriera a 40 anni. Direi di aver fatto più di 300 partite almeno".

E qui inizia un secondo tempo da preparatore dei portieri.

"A partire dalla Bagnolese in Eccellenza, culminata con la promozione in D. Da lì è arrivata la richiesta del Cagliari nel 2020 all’interno del settore giovanile: in Sardegna si stava benissimo. E infine il ritorno a casa al Sassuolo nel 2022, sempre negli ‘under’".

Il pensiero di insegnare c’è sempre stato?

"Sì, di riflesso a quello che non ho avuto io. Mi è sempre mancato avere qualcuno che lavorasse su di me; ci tenevo quindi ad aiutare le nuove leve in modo concreto".

Difendere i pali in prima persona è così diverso da allenare? "Eccome. Quando giochi ragioni per te, mentre un preparatore deve sviluppare più caratteristiche: la preparazione di base arriva attraverso il patentino, perché non è un lavoro che inventi. Ma il fattore umano e l’empatia sono altrettanto fondamentali; devi saper dialogare col ragazzo, chiedergli della sua vita, portarlo da te. È una metodologia che col tempo costruisci".

Quattro anni tra i professionisti con Cagliari e Sassuolo: che prospetti ha visto?

"Ne cito tre. In Sardegna, il bulgaro Velizar, già nel giro della Nazionale, e il classe 2006 Gianluca Astaldi ora a Parma. Passando al Sassuolo indubbiamente Lorenzo Nyarco, un 2007 di Reggio peraltro: è un ottimo prospetto sia dal punto di vista tecnico che caratteriale; ha voglia di arrivare insomma".

Come riconosce il talento?

"Serve l’occhiometro come dico sempre. Semmai un ragazzo non para subito, però intravedi un mix tra presenza fisica, personalità e sensazione personale che ti porta a credere in lui". Non abbiamo ancora parlato dell’Al Ain.

"Raggiungere quel tipo di calcio in grande crescita era un piccolo sogno del cassetto, ma mai avrei pensato avrebbero chiamato proprio me. Anche perché la selezione per arrivare là è complicata: hanno una rete di osservatori globali, dove l’Italia, che per me rimane la miglior scuola di portieri al mondo, è naturalmente un punto nevralgico".

Peraltro ha firmato un contratto biennale.

"Non sono preoccupato per il tipo di cultura che mi aspetta. Anzi, mi alletta la prospettiva di portare la mia metodologia calcistica lì: partirò con l’Under 23 anche se il rapporto con la prima squadra sarà costante. Poi chissà; di certo bisogna essere ambiziosi nella vita, quindi punto più in alto possibile".

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