"Dai dilettanti al Napoli, che brividi"
Il preparatore atletico appartiene alla famiglia che organizza la corsa di Policiano: "Un’esperienza unica"
di Andrea Lorentini
"Lo scudetto è il sogno che si realizza. Quello che avevo fin da bambino. Adesso che ci sono riuscito è come toccare il cielo con un dito. Farlo a Napoli è un privilegio perché le emozioni che ti trasmette la gente partenopea sono davvero uniche". Francesco Sinatti è tornato ad Arezzo dopo essersi goduto fino in fondo la festa di popolo all’ombra del Vesuvio. Si è cucito sul petto il terzo titolo tricolore della storia degli azzurri, 33 anni dopo l’epopea di Maradona. Se il Napoli, oltre che giocare il miglior calcio della serie A, ha corso tanto e bene per l’intera stagione il merito è sopratutto del professore di Policiano, responsabile della preparazione atletica.
La sua famiglia è sempre in prima linea per la Polisportiva Policiano che organizza, tra le altre gare, la celebre Scalata al Castello. A 38 anni, Francesco raccoglie i meritati frutti di una carriera partita dai dilettanti.
Sinatti, era già stato a Napoli con Sarri sfiorando il tricolore, poi due anni fa Spalletti l’ha voluto nel suo staff ed ha vinto. Una rivincita personale?
"Piuttosto un cerchio che si chiude nel migliore dei modi. Nel 2018 arrivammo secondi con 91 punti (uno in più di quest’anno) e fu una grossa delusione perché nessuna squadra aveva mai perso lo scudetto a quella quota lì. Alla fine di quel campionato mi ritrovai senza lavoro. Sono stato fermo due anni e mezzo. Sono ripartito dalla Turchia. Nell’estate del 2021 Spalletti mi ha chiamato: non me lo sarei mai aspettato. Se penso a quando ero disoccupato, quello che sto vivendo oggi è una favola a lieto fine".
C’è una dedica per questo scudetto?
"Alla mia famiglia e alla mia compagna. Mi hanno sempre supportato e dato la forza di andare avanti nei momenti nei quali forse era più facile mollare tutto".
Qual’è l’istantanea che si porterà per sempre di questa stagione?
"Il momento nel quale l’arbitro ha fischiato la fine a Udine e abbiamo avuto la certezza di aver vinto lo scudetto. Ho provato un senso di liberazione che non dimenticherò mai".
Nell’ultimo mese a Napoli è stata una festa continua. Com’è stato viverla?
"Addobbi, nastri, bandiere erano comparsi molto prima. Un entusiasmo travolgente quello dei napoletani che abbiamo dovuto anche gestire per non perdere la concentrazione quando ancora la matematica della vittoria non c’era".
Sotto l’aspetto atletico, come è riuscito a fare la differenza? "E’ stata una stagione anomala. Con il mondiale a dicembre abbiamo di fatto disputato due campionati in uno con una sosta mai così lunga. Al tradizionale ritiro estivo abbiamo dovuto aggiungerne anche un altro invernale. Siamo stati bravi, insieme a tutto lo staff, a gestire al meglio la ripartenza post Qatar dove abbiamo effettuato l’allungo decisivo".
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