Dall’incidente alla rinascita. Manuel Caponi si racconta
Nel 2011 l’ex giocatore del Pontedera rimase ferito in uno scontro di gioco
Dodici anni. Tanto è trascorso da quel maledetto 14 novembre 2011. Ma nonostante quel terribile incidente di gioco accaduto dopo 35’ di Pontedera-Sansovino lo abbia costretto non solo ad abbandonare immediatamente l’attività agonistica a neppure 25 anni, ma a lottare in coma per 3 settimane tra la vita e la morte, Manuel Caponi non ha mai smesso di amare il calcio. Anche perché l’ex fantasista granata dal sinistro raffinato è tornato da tempo alla piena normalità. Ha un figlio, Mark, che all’epoca aveva 2 mesi, avuto dalla precedente relazione con Yara, ha una nuova compagna, Caterina, figlia dell’ ex idolo del Livorno, Miguel Vitulano, ed ha un lavoro che gli piace. Il calcio però gli fluisce continuamente nelle vene - come del resto tutta la dinasty Caponi, dal babbo Alessandro al fratello Andrea, e ora anche al piccolo Mark, che si destreggia bene tra gli Esordienti – e così nel settembre 2012 ha iniziato l’avventura in panchina, conseguendo pure il patentino Uefa B. Prima ha guidato le giovanili del Pontedera (in mezzo i break con Tuttocuoio e Pisa), vincendo 3 campionati allievi, poi si è tuffato nel mondo dei grandi incappando però in situazioni problematiche: l’anno scorso in Promozione col Ponsacco 1920, questa estate in Eccellenza alla Pro Livorno. Caponi, partiamo dal Ponsacco 1920.
"Avevo accettato pur sapendo che c’era una situazione societaria difficilissima. Nonostante questo siamo riusciti a portare a termine il campionato, anche se ci davano già spacciati a novembre. Invece non abbiamo regalato niente a nessuno, i ragazzi hanno sempre dato il massimo, anche se, purtroppo, il risultato sul campo non è stato quello che ci aspettavamo". A Livorno invece è durata pochissimo, appena 1 mese. "Trovavo l’Eccellenza una categoria interessante, purtroppo non mi è stato dato il tempo necessario per lavorare visto che eravamo una squadra completamente nuova. Peccato, perché se la società avesse avuto più pazienza ci saremmo tolti belle soddisfazioni". E adesso? "Adesso sono pronto per allenare. Non posso farlo nel girone A di Eccellenza ma in tutte le altre categorie dilettantistiche sì. Sono pronto a rimettermi in gioco, mi basta un ambiente sereno dove possa attuare le mie idee. So che entrare in corsa non è facile, ma ho un carattere forte per tirar fuori dai giocatori le cose positive. Non è un caso che molti di loro mi chiamino ancora adesso…". Stefano Lemmi
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