Favalli chiude con il calcio a 31 anni: "Offerte offensive, preferisco fare altro"
L’amarezza del difensore: "Ho detto basta a un mondo che non mi piace più, pieno di raccomandati e allenatori umanamente finti"

Alessandro Favalli, ex granata, dice basta dopo le ultime due tribolate stagioni (per problemi societari) al Siena.
L’offerta giusta per rientrare dalla porta principale non è arrivata e ciò ha spinto il terzino ad abdicare nonostante la giovane età (31 anni) e una carriera di tutto rispetto vestendo maglie importanti come quella di Padova, Ternana, Nuova Gorica (in A slovena), Catanzaro e Reggiana, dove ha giocato nella stagione 2019-20, quella della promozione in Serie B in pieno Covid. Il difensore arrivò a gennaio e giocò otto gare, comprese le tre di playoff e la finalissima con il Bari.
"E’ stata una decisione ponderata e sofferta, derivante dagli ultimi quattro anni che a livello personale sono stati duri - ha detto Favalli, che è di Cremona -. A Reggio Emilia, nel 2021, avevo ancora il contratto e credevo di restare dopo la promozione in B ma per scelta tecnica dell’allenatore che mi aveva voluto, Alvini, sono stato messo fuori. Poi sono andato a Perugia dove abbiamo vinto il campionato e dove stavo bene anche se poi il rinnovo è saltato perché mister Caserta passò al Benevento".
A quel punto è arrivato il Siena. "Il primo anno è stato particolare e poi il secondo complicatissimo. Lo definirei da incubo, non sotto l’aspetto sportivo, ma per tutto il resto per colpa dei noti personaggi. È quindi stata una brutta estate e non ho fatto vivere serenamente neanche la mia famiglia. A quel punto ho pensato sinceramente a quale potesse essere la soluzione migliore. Ho trovato lavoro in una palestra, quindi faccio quello che ho studiato (si è laureato in scienza motorie lo scorso febbraio, ndr). Non ho chiuso completamente col calcio, nel senso che magari in categorie inferiori e vicino a casa giocherò, ma con un certo tipo di calcio si. Il prossimo allargamento della famiglia mi ha spinto a prendere questa decisione insieme all’amara costatazione che non c’è meritocrazia. Dispiace perché mi sento bene e credevo di poter ancora dare qualcosa ad un sport che ho amato e che mi ha spinto via da casa da ragazzino. Le richieste dalla C che mi sono arrivate onestamente le ho trovare quasi offensive. Evidentemente non conta nulla il curriculum".
Sul suo profil social, Favalli ha scritto: "13 anni di Professionismo! Sì con la “P” maiuscola perché sono certo di aver dimostrato questo in tutti questi anni! Impegno, sacrificio, umiltà e serietà sono sempre stati, e continueranno ad esserlo, i miei valori principali... Credevo di meritare un posto ancora! Tanti altri trovano solamente perché “Under” (forse 1 o 2 su 10 merita), o perché magari di buona famiglia o ancora raccomandati da altri. Perché è il sistema che lo permette e che dice che tocca a loro risollevare il calcio in Italia! Si andrà sempre peggio con gli anni. Mettici poi che incroci per sfortuna “presidenti” (parolona) che manco si sa come possano diventare tali, certi “allenatori” finti e umanamente pari a zero, e alcuni dirigenti (non tutti fortunatamente) incompetenti ed eccoci qua a dire Basta!"
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