Il Forlì si prepara ad andare all’arrembaggio. Miramari a suon di gol: fatti, ma anche presi
Il nuovo tecnico nei due anni in D col Corticella ha mostrato un gioco offensivo e pirotecnico: ben 122 le reti (e 102 incassate)

Il Forlì si prepara ad andare all’arrembaggio. Miramari a suon di gol: fatti, ma anche presi
Identità forte, gioco dominante, mentalità vincente. E gol. Tanti gol. È pronta la rivoluzione ‘culturale’ di Alessandro Miramari, da due giorni nuovo allenatore del Forlì. Aedo di un 4-3-3 iperoffensivo – rare le occasioni nelle quali ha abiurato al proprio credo tattico – e innovativo, in quanto contaminato da concetti retaggio dei brillanti trascorsi nel calcio a 5, il fútbol de salón, l’ex tecnico del Corticella è allergico alle mezze misure: solo 3 volte quest’anno la sua squadra ha diviso la posta in palio; nessuno ha pareggiato di meno.
In effetti la storia recente narra di vittorie clamorose (6-2 al Sangiuliano City) e sconfitte rovinose (2-6 col Sant’Angelo)."È la nostra matrice, giochiamo a viso aperto e per vincere. Il nostro è un calcio che ci espone, talchè in alcune gare siamo sembrati la Corazzata Potemkin: bastava una palla in area per prendere gol", ebbe a dire Miramari. Tradotto: il segno ‘x’, nell’era dei 3 punti, non è contemplato. Solo tollerato. Una cosa è certa: con lui in panchina, lo spettacolo è garantito.
Passando in rassegna i numeri del suo Corticella dei miracoli in serie D si evince che, nella passata stagione, il terzo posto finale con 57 punti è stato frutto di 18 vittorie a fronte di 11 sconfitte (appena 3, come detto, i pareggi). Cinquantanove le reti messe a segno – solo il Carpi neopromosso in Serie C ha fatto meglio (66) –, 40 quelle al passivo, che hanno relegato i biancocelesti bolognesi in decima posizione in tema di retroguardie. Sostanzialmente speculare il ruolino di marcia tra le mura amiche del ‘Biavati’ (9 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte) e lontano dai confini patrii (9 vittorie, 1 pareggio e 6 sconfitte).
Sono stati cinquantasette i punti affastellati anche nel torneo 2022-23, nel quale il Corticella ha chiuso al quinto posto la stagione regolare davanti al Forlì in virtù della classifica avulsa, staccando il pass per i playoff poi vinti proprio dalla matricola terribile di Miramari. Schizofrenico il percorso della squadra, scandito da 17 affermazioni (7 in trasferta) a fronte di 15 delusioni (8 in casa) – appena 6 i pareggi, nessuno anche in quel torneo ha fatto di meno – e rispecchiato da un attacco atomico (63 gol siglati, dietro solo all’inarrivabile Giana Erminio di Fall e Fumagalli con 77 centri) e una difesa colabrodo (62 reti incassate, peggio solo il derelitto Salsomaggiore con 80).
D’altra parte, mutuando Zdenek Zeman: "L’importante è fare un gol in più degli altri. Se lo faccio, me ne frego di quanti ne prendo". Deve pensarla così anche il nuovo tecnico del Galletto. E chi ha fatto le fortune del Corticella (e di Miramari) è stato, senz’ombra di dubbio, Michelone Trombetta, 29enne bomber strutturatissimo (sfiora i 2 metri) che, dopo i 9 gol realizzati nella stagione precedente condizionata da un infortunio al menisco, ha raggiunto quest’anno quota 15. Reduce dai successi nella Kings League, torneo mondiale di calcio a 7 nel quale ha fatto faville con gli Stallions di Totti e Nainggolan, assurgendo a stella della competizione e idolo dei social, dove spopola il tormentone "Si è girato Trombetta", il pivot di Sala Bolognese è finito nel mirino delle big di serie D, Forlì incluso, ma non è insensibile alle sirene melliflue del calcio che conta.
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