"Il mio Prato protagonista"
A tu per tu con Riccardo Santini: "Zenith? Si è mossa con molta avvedutezza"
Andrea Toccafondi e Riccardo Santini avevano studiato insieme in collegio a Biella, dove si trattava più il pettinato che il cardato rispetto a Prato e soprattutto dove gli studi erano un po’ più all’acqua di rose. Andrea a 33 anni, l’età in cui Cristo fu messo al patibolo, decise a sua volta di affrontare il patibolo del Prato, un calvario di gioie e dolori com’è spesso il calcio, dove però al fianco si costituì un gruppo di amici con Riccardo Santini e Alvaro Nesi in prima linea a fare da supporto. "Tempi belli e difficili", sospira Riccardo, mentre si avvia in macchina verso il Tennis club di via Firenze, il passatempo preferito in cui ritrova l’amico di sempre Alvaro Nesi, facendo un graffio involontario a una Lexus nell’introdursi nel parcheggio e lasciando tanto di numero di cellulare e di autocensura con la galanteria di sempre. "E’ importante rendere conto sempre delle proprie azioni - spiega - facendo affidamento su se stessi, non sugli altri e nemmeno sulle banche che ti danno l’ombrello quando c’è il sole non quando piove". Andrea era entrato nell’A.C. Prato nel 1979, rilevandola dai fratelli Senatori, facendo banco con il sindaco Landini testimone e vinse subito il campionato. L’anno dopo entrammo io e alcuni altri fra cui Alvaro Nesi e Massimo Taiti. Tempi in cui su tutto prevaleva il senso dell’amicizia con l’amico Andrea competente come pochi. Tempi di assoluta correttezza, come ha dimostrato anche il figlio Paolo Toccafondi, che ha ceduto il Prato senza chiedere nemmeno nemmeno una lira". Oggi invece? "Oggi si fa calcio avvalendosi di competenze plurime, utili solo per giubilazioni frettolose quando le cose vanno di traverso. Con Toccafondi non abbiamo mai licenziato un allenatore, mostrando un calcio più che dignitoso". C’è una Zenith che si affaccia alla ribalta. "E’ una realtà che si è mossa con molta avvedutezza, senza entrare nel numero dei ricchi scemi come vengono chiamati alcuni presidenti che si rompono l’osso del collo". Si può dare di più senza essere eroi, come canta Gianni Morandi "Vero. L’Italia e Prato non hanno bisogno di eroi. Siamo abituati a fare col nostro e a esportare presidenti anche altrove, non a elemosinare aiuti esterni". Un pronostico per le due squadre. "Non conosco niente della Zenith, ma credo che questa volta il Prato non vorrà essere un convitato di pietra al banchetto dei play off". Derby Prato-Zenith: per chi tiferai? "Mi hanno insegnato a dire ’forza Prato’ prima che ’babbo e mamma’. Ho simpatia per i nuovi arrivati della Zenith, ma ho atri e ventricoli biancazzurri".
Roberto Baldi
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