Troppe offese agli arbitri, interviene Delrio: "Serve più rispetto da calciatori e genitori"

Il presidente della sezione reggiana sul boom di squalifiche: "C’è un clima esasperato, bisogna calmarsi. Gli errori ci saranno sempre"

di STEFANO CHIOSSI
2 marzo 2025
Michele Delrio, 33 anni, imprenditore/avvocato, qui nelle vesti di arbitro: ha diretto una settantina di gare in Serie C

Michele Delrio, 33 anni, imprenditore/avvocato, qui nelle vesti di arbitro: ha diretto una settantina di gare in Serie C

"Hai voglia a parlare di qualità arbitrale quando c’è una simile carenza di fischietti. Lo dico chiaramente: non cerco più talenti, quanto persone che possano coprire le gare". Michele Delrio, anni 33, due o tre cose le ha messe assieme: imprenditore/avvocato con uno studio in cui è co-socio, fischietto da circa 70 partite in Serie C e perché no uno dei 9 figli dell’ex sindaco di Reggio e ministro Graziano Delrio (ne parlerà). Per non farsi mancare nulla, lo scorso novembre la ciliegina: nuovo presidente della sezione arbitri reggiana.

La stessa ‘classe’ che ormai da diversi mesi rifila (con l’aiuto del giudice sportivo) squalifiche a raffica a dirigenti e calciatori per offese e insulti sempre più preoccupanti. Delrio, cosa dire: benvenuto… "Bella patata bollente eh? Scherzi a parte era ora di dire qualcosa". Da dove partiamo? "Dalla carenza di arbitri, la vera emergenza". Andiamo con i dati allora. "La sezione di Reggio conta 210 associati, di cui 120 come forza arbitrale effettiva. Attenzione: guardalinee compresi. Ora, lo scorso week-end avevamo 84 partite da designare compresi i settori giovanili. Risultato? Ci sono arbitri che tutti i fine settimana fanno la doppia sabato-domenica. Ancora, sono capitati turni infrasettimanali dove colleghi sono scesi in campo martedì, mercoledì e giovedì, anche perché tra tornei e campionati le gare sono aumentate esponenzialmente".

E qui torniamo al problema iniziale: la tecnica arbitrale. "Mi viene da sorridere: quando li potrei formare esattamente? Porto un altro esempio: nella ‘nidiata’ di chi vi parla, stagione 2009/10, eravamo in 40 a fare il corso; quest’anno arriviamo a malapena a 10. Sapete cosa accade se non riusciamo a reclutare fischietti…". Lo immaginiamo. "Non si gioca più a calcio. Qua non è una battaglia della categoria arbitrale; è un problema ben più grande per il gioco stesso". Ha parlato di poche risorse. Ma questo non giustifica la mancanza di rispetto di giocatori e dirigenti. "E genitori, aggiungo. Parto da questi: la società è cambiata. Vedo dei papà attaccarsi alla rete per offendere l’arbitro e mi chiedo sempre come reagirebbero se quel ragazzo fosse il loro figlio. Un tempo simili comportamenti venivano isolati, ora no. Negli ultimi mesi abbiamo promosso diversi incontri nelle società con ragazzi e genitori: da qualche parte bisogna iniziare".

In categoria invece che idea si è fatto? "Un tempo il calciatore ‘sgamato’ ti diceva ’sei ridicolo’ sottovoce senza che nessuno sentisse, ora lo urlano a fine partita davanti alla tribuna in tono di sfida. Cosa può fare l’arbitro in quel caso? Leggere sui giornali dei boom di squalifiche testimonia un clima esasperato. Però siamo sempre lì: è uno sport dove dobbiamo migliorare la tecnica ma gli errori ci saranno sempre. Serve più rispetto". Avete linee guida per partite particolarmente difficili? "L’arbitraggio non è un talento quanto invece codificare meglio situazioni che hai già vissuto; trasmettere l’esperienza è il segreto. Poi ci sono ragazzi più timidi, che vanno stimolati, ed altri dove consiglio di abbassare i decibel: serve la chiave giusta".

Sull’esempio ci state lavorando. "Posso dirvi che il 7 aprile Daniele Orsato (290 partite arbitrate in Serie A, ndr) sarà a Reggio per una masterclass importantissima. Ancora, abbiamo avuto Matteo Trefoloni e arriverà Renato Faverani il 14 marzo, ex assistente di Rizzoli nella finale mondiale Germania-Argentina. La tecnica proveremo ad allenarla. Ma quando leggo di dirigenti squalificati per sei turni, sei turni! (ripete a voce alta, ndr) mi interrogo di cosa stiamo parlando: hai voglia a chiamare Orsato… Certe cose non c’entrano niente col calcio".

Come sta la scuola arbitrale reggiana? "Numeri a parte ci sono nomi interessati già affermati come Davide Plutino sul Calcio A5 o gli assistenti Mattia Scarpa (Can A-B) ed Emanuele Spagnolo in Serie C. Sui giovani dico Giovanni Giannì al terzo anno in D, con Mozzillo, Gipetti e Tuderti". E sul fronte femminile? "Dobbiamo fare ammenda perché non siamo bravissimi: rispetto al panorama nazionale le donne sono poche e per il nostro reclutamento sono invece fondamentali".

Perché un ragazzo dovrebbe scegliere questa strada? Ha tre motivi da giocarsi. "Uno l’abbiamo detto: non si fa panchina. O meglio, io a volte stavo fermo dopo degli errori, ma con questa carenza non capita più. Il secondo, migliorare come persona. Dico sempre che un bravo arbitro è un cittadino ancora migliore. Personalmente ho vinto la timidezza, imparando fin da subito a rapportarmi con persone più grandi in dinamiche che mi sono servite anche sul lavoro. Infine, la sezione diventa una seconda famiglia. E poi lo posso dire?" Ormai siamo a briglie sciolte. "Le famiglie devono smetterla di pensare che fare l’arbitro sia da sfigati. E aggiungo: abbiamo inserito la possibilità di andare in Erasmus; un ragazzo di 20 anni è appena andato in Danimarca. Una idea da portare avanti".

Delrio, non abbiamo nemmeno parlato di Var… "Sa che l’ho vissuto solo in una partita playoff di Serie C l’anno scorso? Per fortuna nessuno mi ha richiamato per gravi ed evidenti errori". Ma è favorevole? "E ci mancherebbe: è una scialuppa di salvataggio. Qualcosa si può cambiare; è sotto l’occhio di tutti. E comunque vi posso assicurare che sul campo l’uomo non arbitra pensando al Var".

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