Tutto il mondo di Buffa. "Una sera ho amato Nesta. Ancelotti in Brasile? Il top»
Il grande narratore presenta per il Grade ’La Milonga del fútbol’ al teatro Ariosto "Indimenticabile il rigore che Alessandro segnò alla Juve in finale di Champions".
Federico Buffa, il titolo del suo spettacolo è ’La Milonga del fútbol’.
"Sì, ed è parzialmente inesatto. La milonga è un luogo, ma soprattutto uno stile musicale argentino. Il tango è più dominante, ma la milonga nella percezione comune è il luogo dove si balla e canta".
E si lega al calcio in che modo?
"Semplice: i protagonisti della nostra milonga non sono tangueri, ma calciatori".
Il periodo raccontato va dagli anni Venti ai Novanta.
"I personaggi sono tre italo-argentini. Si parte da Renato Cesarini, sangue tutto italiano ma a un anno si trasferisce a Buenos Aires. Vince 5 scudetti con la Juve, e poi scoprirà Omar Sivori, che manda proprio alla Juve dopo i successi col River Plate. Sivori vincerà tre scudetti, e arriviamo a otto con due personaggi".
Il terzo?
"Diego Armando Maradona. Proprio Sivori consolerà Diego per l’esclusione dei Mondiali del 1978: gli disse cose bellissime, che Diego porterà con sé per tutta la vita. Maradona vince due scudetti e in tutto fanno dieci".
Come inizierà lo spettacolo? "Con 15 minuti sull’immigrazione italiana in Argentina".
Al giorno d’oggi ci sono calciatori che potrebbero ballare in questa milonga?
"Beh, argentini forti ne fanno ancora. Di italo-argentini abbiamo Retegui, ma non credo faccia parte del girone di questi qui. Però penso al triplete dell’Inter nel 2010: Milito, Cambiasso, Zanetti…".
Domani sarà in scena a Reggio, dove allena Alessandro Nesta. Cosa le rievoca da buon tifoso milanista?
"(ride, ndr). Un ricordo su tutti, sperando che gli juventini non se la prendano. Champions del 2003, finale a Manchester tra Milan e Juve, arriviamo ai rigori: Nesta deve calciare quello più pesante, il quarto. Lo batte come un trequartista e lo infila nel sette. Non ho mai amato un giocatore così tanto come Nesta quella sera. È la cosa che ho in mente più netta di lui. E ancora: dopo l’epoca Baresi, non ricordo una coppia di centrali al Milan migliore di quella con Thiago Silva e Nesta".
Avrebbe detto che sarebbe diventato allenatore?
"Senza dubbio".
Come mentore ha avuto un grande reggiano come Carlo Ancelotti.
"Forse Carlo gli avrà detto qualcosa, ma Nesta sa il fatto suo. È una delle persone meno contemporanee del mondo del calcio. Ricorda sue uscite fuori luogo o che potessero anche solo somigliare a ciò?".
Effettivamente no.
"Ha un’eleganza naturale fuori dal comune".
Tornando ad Ancelotti: quante storie verrebbero fuori pensando ad un suo approdo alla guida del Brasile?
"Uh, da morire…i brasiliani non lo ammetteranno mai perché vorrebbero un mister brasiliano, ma concettualmente sarebbe una gran mossa".
Perché in particolare?
"Sta allenando con profitto la stella brasiliana più luminosa: Vinicius, che per me ha superato da tempo Neymar. Non mi stupirei se fosse stato lo stesso Vinicius a dare l’ok per tentare l’ingaggio di Ancelotti".
Sarebbe l’ennesima esperienza all’estero per Ancelotti.
"Carlo ha già dimostrato come nei luoghi porti sé stesso, pure il contadino di Reggiolo: anche perchè perdendo quello, perderebbe l’identità. Intelligentemente, però, comprende le culture dei luoghi. Quando andò al Chelsea iniziò ad imparare l’inglese molto prima. Come a Parigi, Monaco, Madrid non ne parliamo".
Dice che per sicurezza stia già imparando il portoghese?
"Sì, ma se poi dovesse rivincere col Real Madrid? Non è così semplice, parliamo del club per eccellenza…".
A proposito di portoghese: trent’anni fa l’esordio di Paulo Futre con la Reggiana. Che ricordi ha?
"Ecco, ci rendiamo conto? Con massimo rispetto, è specchio di cosa fosse il calcio italiano rispetto ad oggi. Uno come Futre a Reggio Emilia! Oggi andrebbe in una delle top cinque di Serie A. Nello spettacolo c’è un episodio su Enzo Francescoli. Andò al Cagliari, oggi sarebbe nelle top italiane. Con rispetto per tutti: il calcio italiano era un altro mondo per livello di calciatori".
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