Un Cesena brutto, cattivo, maturo e vincente
I bianconeri pur con assenze importantissime riescono a salire in vetta. Merito del carattere, della mentalità e della forza del gruppo

Un Cesena brutto, cattivo, maturo e vincente
di Daniele Zandoli
Brutto e cattivo, come serve quando si punta a vincere il campionato, portando a casa anche le gare sporche. Alzi la mano chi pensava a settembre di andare a vincere a Chiavari dove il Cesena non aveva mai vinto. Poi si può eccepire sulla condotta della squadra nella ripresa, spesso vittima delle folate liguri che però non hanno portato lo straccio di un’azione pericolosa degna di nota per Pisseri. Questo è il compito di chi vuole vincere il campionato, come facevano il Modena due anni fa e la Reggiana lo scorso anno, spesso lasciavano spettacolo e gioco agli avversari e vincevano le partite.
Col senno di poi si può dire tutto, che Toscano sbaglia la formazione e i cambi, o che non si può andare in difficoltà contro una squadra in inferiorità numerica. Dimenticando che questo campionato è durissimo per tutti, livellato tecnicamente verso l’alto, nel senso che qualunque squadra, forse con l’eccezione dell’ormai derelitta Fermana, può mettere in difficoltà anche le elette. L’Entella non è certo una derelitta, nonostante la posizione di classifica che comincia a farsi preoccupante. Il budget quest’anno è stato tagliato dopo i faraonici investimenti della scorsa stagione, ma l’organico resta comunque di alto livello. Non esprime il potenziale, motivo che è costato il posto al tecnico Volpe, ma con Gallo le cose non sono poi migliorate granchè.
A guardare indietro fa scalpore la crisi di nobili decadute, presunte concorrenti del Cesena nella lotta di vertice come la Spal, la stessa Entella, ma anche Ancona e Gubbio. Il Pescara è a meno 9 dal Cesena e il Perugia, ritenuto dai più attualmente il più serio avversario nella corsa al primo posto, è a meno 6. Quindi di cosa parliamo? Della gestione non eccellente della superiorità numerica sull’infido e minuscolo campo ligure?
Invece tante sono le riflessioni positive nate da questo straordinario risultato che ha definitivamente abbattuto le ambizioni chiavaresi e proiettato il Cavalluccio in testa alla classifica (a pari merito con la Torres ma avanti per differenza reti). L’importanza del risultato a volte ha nuociuto all’atteggiamento aggressivo della squadra, come ad esempio successe lo scorso anno contro la Reggiana al Manuzzi quando i bianconeri furono troppo remissivi e timorosi. Invece il Cavalluccio nel primo tempo è stato aggressivo, maturo, unico a creare pericoli (almeno 3 clamorosi), non ha permesso all’Entella di entrare in area, lasciando un unico tiro da lontano a Petermann al termine del tempo. Non segnano gli attaccanti residui (squalificato Corazza, e Shpendi e Kargbo via con le rispettive nazionali; mancava anche Ciofi, non uno qualunque), ma Ogunseye è stato preziosissimo nella ripresa per il lavoro che ha fatto e comunque ci pensano i ’braccetti’ a buttarla dentro. Qualsiasi squadra soffrirebbe la contestuale assenza dei tre attaccanti di grido, non il Cesena, capace di ovviare anche a questo importante handicap. La porta è rimasta ancora imbattuta anche perché l’Entella, che conta su alcuni fra i migliori attaccanti della categoria, non è entrata in area su azione. Infine i critici a prescindere dovrebbero considerare le medaglie al petto che Toscano e i suoi possono esibire: l’attacco più prolifico delle tre categorie professionistiche in Italia, una media punti a partita di 2,3 che, se mantenuta, porterebbe in paradiso a maggio, l’aggancio in testa alla Torres a cui ora saranno crollate molte certezze. Infine le conferme, la difesa tornata ermetica, Francesconi inarrestabile, i due migliori esterni del girone, l’inossidabile De Rose, la scoperta di Pieraccini come affidabile alternativa dietro. Manca ancora tanto al termine, ma dopo Chiavari le basi per gioire a maggio sono poste. Ora bisogna perseverare.
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