Fabio Soli lascia Trento da campione: due stagioni di successi in Champions e scudetto

Fabio Soli, coach di Trento, celebra due stagioni vincenti con Champions e scudetto, pronto per Verona e la Nazionale slovena.

di ALESSANDRO TREBBI
9 maggio 2025
Fabio Soli, coach di Trento, celebra due stagioni vincenti con Champions e scudetto, pronto per Verona e la Nazionale slovena.

Fabio Soli, coach di Trento, celebra due stagioni vincenti con Champions e scudetto, pronto per Verona e la Nazionale slovena.

Lascia Trento da campione, due stagioni che hanno portato alla società trentina una Champions League (la quarta per il club) e uno scudetto (il sesto) ma che soprattutto hanno arricchito la sua personale bacheca dei due titoli più ambiti, il massimo per un tecnico. "Davvero un traguardo che due anni fa non avrei mai immaginato" commenta ancora con la voce rotta dall’emozione e dalle poche ore di sonno Fabio Soli (foto), coach modenese profeta ma non in patria, capace di riportare Trento prima sul tetto d’Europa poi su quello d’Italia dopo la serie di finale scudetto conclusa mercoledì sera in gara 4 vincendo 3-2 a Civitanova Marche, e dal prossimo anno sulla panchina di Verona e su quella della Nazionale slovena.

Soli, da dove arriva questo scudetto?

"Due mesi fa credo che nessuno avrebbe puntato su di noi. Come lo scorso anno, quando si infortunarono Sbertoli, Lavia e Rychlicki in momenti decisivi della stagione, sembrava che gli dei della pallavolo ci fossero contro. E invece...".

Invece?

"Invece alla fine siamo riusciti a portare a casa il risultato, rialzandoci dopo ogni batosta. Anche quelle servono. Al Mondiale per Club abbiamo giocato male, costretti a schierare il quarto centrale, in Coppa Cev siamo usciti coi futuri campioni, poi avevamo iniziato non bene i playoff con Cisterna. Pian piano ci siamo ripresi e abbiamo vinto con una partita che è stata l’emblema della stagione".

Ci spiega?

"In gara 4 due giorni fa siamo partiti male, sembrava che anche il secondo set ci sfuggisse di mano e invece ci siamo rialzati, come tante volte in questi due anni, per vincere".

Lascia Trento con due trofei pesanti e anche con l’amaro in bocca?

"Mi dispiace lasciare questo gruppo straordinario, ragazzi che hanno avuto carattere e che si sono costruiti e corazzati nonostante l’età giovanissima, dopo aver perso prima Kaziyski e poi Podrascanin, due pilastri d’esperienza. Però ho capito che la mia scelta è stata giusta, ho fatto saltare un tappo".

Cosa intende?

"Evidentemente a Trento non ero più così centrale, mentre c’è stato chi mi ha corteggiato, ha puntato dritto su di me con un progetto a lungo termine".

I due trofei vinti cosa le lasciano?

"Mi lasciano consapevolezze, quando sono arrivato all’Itas ero una scommessa, non avevo mai allenato a un livello così alto. Sono due trofei frutto di grande sacrificio e fatica, ora ho un bagaglio importante in più".

Finalmente il doppio incarico? "Sono finalmente felice di poterlo svolgere, ancora non capisco come mai solo nella pallavolo maschile italiana ci sia questo protezionismo. Fare attività all’estero è un modo per arricchirsi, per me la panchina della Slovenia era un’offerta irrinunciabile".

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