La finale agrodolce di Andrea Giani: "Assurdo non poter allenare in Italia"
Volley Con la Francia vede l’impresa ma una norma lo tiene lontano dai club nostrani: "Intervenga Mattarella"
di Alessandro Trebbi
Un Andrea Giani felicissimo per la finale raggiunta a discapito dell’Italia, con la sua Francia che si giocherà l’oro domani contro la Polonia, ma anche tanta amarezza per una carriera da allenatore di club che dovrà proseguire all’estero, in Polonia con lo Zaksa. "Perché una regola ingiusta mi vieta di allenare nel mio campionato". Eccole le emozioni di un monumento del volley italiano e modenese che per raggiungere la sua terza finale olimpica (due da giocatore ad Atlanta ’96 e Atene ’04) si è dovuto sedere sulla panchina della Francia.
Giani, che sensazioni le porta questo successo?
"Vincere in semifinale contro questa Italia non è una cosa semplice e noi ci siamo costruiti tutto l’anno questo match. Sono fiero di avere un gruppo così".
Come ha riportato Earvin Ngapeth a livelli di eccellenza?
"Intanto lo abbiamo messo in panchina e lo abbiamo fatto lavorare fisicamente e tecnicamente. Quando si è messo in condizione e ha accettato certe regole è tornato a giocare. La sua prestazione contro l’Italia è frutto anche dei match giocati qui a Parigi, quasi tutti lunghi e combattuti".
Ngapeth ma non solo, il gruppo, i cambi...
"Questa selezione, grazie ai cambi e coi giocatori che entrano, ha fatto la differenza rispetto a tante altre squadre".
Una svolta rispetto all’anno scorso?
"Nel 2023 abbiamo perso 10 partite, non avevamo fatto i risultati che volevamo a Mondiali ed Europei (fuori dal podio, ndr). Così abbiamo creato un nuovo planning per la stagione, preparandoci con sacrifici".
E adesso?
"La Polonia come l’Italia è la squadra da battere in questo torneo, forse la più completa".
Intanto la soddisfazione è grande
"Siamo l’unica squadra risalita sul podio da Tokyo. Nella storia del volley olimpico solo gli Stati Uniti di Kiraly si sono confermati tra 1984 e 1988".
Ottenuta contro l’Italia
"Una cosa che creiamo solo noi italiani. Ma qual è la differenza tra me o un manager d’azienda che lavora all’estero per una concorrente di un’azienda italiana? Io sono contento perché la mia squadra ha vinto, ma quello che ho imparato l’ho imparato in Italia. C’è una cosa che manca, però".
Cioè?
"Non si riconoscono i meriti. Poi purtroppo io vivrò all’estero, perché il campionato italiano, con le sue regole che valgono solo al maschile, non al femminile dove Santarelli allena un top club e una delle migliori nazionali, non mi permette di allenare una Nazionale straniera. Mi piacerebbe che anche il presidente della Repubblica Mattarella prendesse posizione su questo, facesse delle domande".
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