Gli appunti mondiali di Agostini. "Bagnaia sa vincere: serve lo scatto. Marc il top, che reazione Quartararo»
La leggenda delle due ruote legge il campionato: "La concentrazione è tutto nei momenti di crisi. Martin? Non ha mai potuto provare l’Aprilia fino in fondo, e poi la Honda non è più dominante".

Giacomo Agostini, 82 anni, quindici volte campione iridato (13 con Mv Agusta)
In principio è stato l’Aquilotto della Bianchi. "Un’emozione incredibile, perché allora, da ragazzino, sognavo un motorino. Non ci ho dormito la notte, il mattino mi sono presentato alle 6 per ritirarlo, poi sono andato in giro tutto il giorno senza ricordarmi di tornare a casa". A riavvolgere il nastro dei ricordi "mi vengono le lacrime". Giacomo Agostini, la leggenda del motociclismo, è nato lì. In sella a quell’Aquilotto. Dopo le prime gara e le prime vittorie "ho capito che quello sarebbe stato il mio lavoro". Con buona pace di papà Aurelio, "lo martellavo da mattina a sera".
Mica “facile“ come per le nuove generazioni di piloti...
"Oggi c’è tanta elettronica. Una volta era il pilota che comandava, oggi purtroppo è la tecnologia che comanda. E allora capita che un pilota una volta lotta per l’ottavo o il decimo posto, poi fa settimo, poi dodicesimo e un’altra volta vince. Perché? Perché la messa a punto della moto ha fatto la differenza".
Potrebbe essere questo il problema che sta soffrendo Bagnaia?
"Direi di no, perché con questa moto sa vincere. Il problema è che è arrivato Marquez, che è un gran manico. Non puoi pretendere di vincere tutte le gare e stracciare uno che è otto volte campione del mondo, che si sa che è un grande talento. Quindi devi renderti conto che hai un compagno di squadra molto forte. Domenica in Inghilterra, prima di cadere Pecco stava facendo una gran gara. Ci sono momenti difficili. Poi il morale ti può andare alle stelle o alle stalle".
E lei quante volte è andato “alle stalle“?
"Poco, perché sono sempre stato molto concentrato. Anch’io ho avuto dei momenti di crisi tra virgolette, magari ero un po’ dispiaciuto, ma mi ricaricavo subito. La testa è importante. Pensiamo a Quartararo. Sembrava aver perso gli stimoli, ora che la Yamaha va meglio, anche lui è tornato".
A proposito di concentrazione, Jorge Martin potrebbe averla persa dopo i due pesanti infortuni con Aprilia, tanto da decidere di voler cambiare?
"Ma sarà tutto vero? In fondo lui la Aprilia non ha avuto modo di provarla fino in fondo. E poi, non è che la Honda oggi sia il mezzo che vinceva sempre come una volta. Poi chissà, magari la vittoria di Marco Bezzecchi potrebbe fargli capire che può vincere anche Aprilia. Non vedo che torni in pista per scombinare gli equilibri di un Mondiale segnato dalla lotta in casa Ducati tra i fratelli Marquez e Bagnaia".
Lei, però, ha ceduto alle tentazioni di una giapponese, la Yamaha...
"È vero, ma io ho anche vinto tutto. Io sono caduto in tentazione perché ho capito che i motori da due tempi in quel momento stavano migliorando moltissimo. Anche i miei tecnici in MV Agusta mi dissero “Se vuoi vincere, cambia“. E così ho fatto".
C’è invece qualcosa che non rifarebbe?
"No. I risultati non mentono".
Il palmares, appunto: 15 titoli nel motomondiale, 13 in sella alla leggendaria MV Agusta. Le piacerebbe vedere una MV Agusta in MotoGp?
"Sarebbe bello eccome, perché è un marchio iconico. Ma c’è una grande responsabilità: se entri nelle corse devi vincere".
Ma che pilota vedrebbe su una MV?
"Marquez, Bagnaia, Quartararo e pure Morbidelli. Ma, ripeto, è un sogno non facile. Ci vogliono gli attributi in tutti i sensi. Un po’ come vincere a Imola".
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