Sinner, il buio oltre la rete
Jannik, Wada e il no a Sanremo (bis)
Occhio non vede, cuore non duole, si dice. Ma dentro Jannik Sinner montava la tempesta. Può uno coi geni del campione nel sangue perdere lo smalto da vincente? Nonostante il ragazzo Slam fosse rimasto ’solo’ mentre la vicenda doping cresceva nel silenzio – con tanti punti interrogativi per la carriera –, un po’ alla volta ha domato le emozioni. Con un grande contrappasso interiore: “Non auguro a nessuno di passare i momenti che ho trascorso. Ho visto il buio. Non potevo parlarne con nessuno. Non potevo sfogarmi o farmi aiutare. Mi sono sentito perso”. Jannik lo dice a Esquire Italia, confessando le paure di un giovane che si sente tutti gli occhi addosso, e non ha una spalla su cui piangere. Lui, così integro, tanto da fare il bis (ieri a Supertennis), “Sanremo? Anche quest’anno non andrò”. Sinner ricorda Wimbledon: “Ero bianco come un fantasma”. Poi le notti insonni, il malore ai quarti con Medvedev. E il cruccio più grande di un campione: “Cosa pensano le persone di me?”. Sinner se lo chiedeva quando la bolla stava scoppiando. Poi la notizia choc, l’assoluzione e il ricorso Wada al Tas. A proposito: la sentenza arriverà non prima dell’11 febbraio, ma intanto si è iscritto al torneo di Doha, in Qatar (dal 17 febbraio). Un ragazzo, e ancora una montagna di sentimenti sulla schiena, mentre una serie di esperti mondiali in materia disegna conseguenze poco confortanti. Per fortuna, questa volta, il mondo del tennis può aiutarlo.
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