Un equilibrio fragile. Quanto pesa essere campioni
Anche i ricchi soffrono. Essere giovani, belli e famosi non basta, se il numero uno del tennis mondiale Jannik Sinner...

Lo sport del tennis - foto di archivio
Anche i ricchi soffrono. Essere giovani, belli e famosi non basta, se il numero uno del tennis mondiale Jannik Sinner prende ogni momento utile per staccare e isolarsi tra famiglia e monti. Se Matteo Berrettini dopo la sconfitta di ieri a Wimbledon dice di essere "stanco di dover sempre rincorrere qualcosa, devo riflettere", facendo temere anche il ritiro. Se Lucia Bronzetti dopo la vittoria di ieri a Londra confessava: "Avevo anche pensato di smettere, avevo perso la felicità nel giocare, nel fare questo sport che è la mia passione".
Ora, preveniamo l’obiezione qualunquista in partenza: certo, un minatore del Sulcis fa una vita più dura di un tennista del circuito professionistico mondiale. Ma questo non toglie che molti sportivi oggi arrivino a dover sopportare pressioni incredibili in età sempre più verdi, e quindi quasi sempre senza aver maturato anticorpi mentali da adulto. Il tennis è l’esempio perfetto, perché servono fisico, tecnica e talento, ma le partite si vincono e si perdono quasi sempre dentro la testa. E la testa di un tennista è sempre sola.
Quasi tutti i migliori hanno ammesso almeno una volta di sentire il bisogno di staccare, Agassi l’ha descritto benissimo. Il calendario oggi è anche più affollato, lo show dello sport moderno è un infinito tritacarne che mette alla prova muscoli e anima. Magari ricordiamocene quando pretendiamo dai nostri eroi che vincano sempre e comunque. Potrebbe aiutarli.
Continua a leggere tutte le notizie di sport su