Santarelli, l’imbattibile: "Ormai non ci pesa"

Il tecnico del Conegliano dei record, favorito nella Coppa Italia dell’8 e 9 febbraio: "Il prossimo traguardo è il più importante"

di DORIANO RABOTTI
1 febbraio 2025
Daniele Santarelli e la moglie Monica De Gennaro, libero di Conegliano e dell’Italia

Daniele Santarelli e la moglie Monica De Gennaro, libero di Conegliano e dell’Italia

Daniele Santarelli, allenatore del Conegliano dei record: come si vive con la pressione di essere imbattibili?

"Io la pressione la considero un privilegio. È ovvio che inizialmente il fatto di doversi riconfermare poteva avere un certo peso. Adesso siamo abituati".

Beh avete avuto un filotto di 76 vittorie, lungo due anni...

"Io dico sempre che la pressione me la sono sempre messa da solo, perché in realtà quello che voglio ottenere con il club e con le mie ragazze lo sappiamo tutti bene, non c’è bisogno di qualcuno che ci spieghi come rendere felici società, sponsor o tifosi".

Però chi vince sempre fa notizia quando perde. Questo non sminuisce le vostre imprese?

"Verissimo, e ovviamente non è giusto. Ma anche io ho festeggiato sicuramente il mio primo scudetto più dei successivi. Confermarsi è sempre bellissimo, ma perde il fascino della novità. Ormai ci si attende non solo che vinciamo, ma che lo facciamo anche con un risultato netto. Sono convinto che la grandezza di quello che stiamo facendo sarà percepita nel tempo, più avanti. So che l’esempio può sembrare forte, ma è come quando se ne va un artista: dopo diventa subito più grande..."

Ma il segreto per tenere accesa la fame qual è? Cambiare sempre qualcosa?

"Prima di tutto non bisogna mai sentirsi arrivati, se pensi di aver ottenuto tutto è la fine. Bisogna sentirsi in pace con se stessi per aver fatto il proprio lavoro nel modo migliore, spesso la vittoria è la naturale conseguenza. E poi ogni volta resettare. Perché gli altri proveranno ogni volta a colmare quel gap, e se stai fermo poi ci riescono. È importante la progettualità, anche proiettata sulle stagioni successive, per questo si fanno contratti pluriennali. Questo club poteva chiudere il mio contratto dopo il primo anno, avevo perso Supercoppa e Coppa Italia, ma loro sono stati veramente lungimiranti. Il seme delle vittorie successive è stato gettato nel momento della sconfitta. È una cosa successa anche a Giovanni Guidetti in Turchia".

La Coppa Italia del prossimo weekend in che posizione è tra le vostre priorità?

"È l’obiettivo più importante, come lo è sempre il prossimo. A inizio stagione puoi fare ragionamenti generali, ma mentre giochi il traguardo più importante è sempre quello più vicino. Non esiste una gerarchia di trofei".

Sua moglie è Monica De Gennaro, libero di Conegliano e dell’Italia, mentre lei è il ct della Turchia. Chi comanda in casa? L’oro azzurro ha spostato equilibri domestici?

"Ma no. Io sono contento per lei, ha ottenuto una medaglia meravigliosa che probabilmente in un palmarès di una giocatrice di primissimo livello era uno di quei trofei che mancava. Io spero di avere altre occasioni di provare a vincere quell’oro. Ovviamente la volevo anche io, quella medaglia, e volevo battere l’Italia anche se ci giocava mia moglie".

Nessunò sfotto in casa, dopo?

"No, siamo due bravi professionisti, credo, e sappiamo quanto teniamo ai nostri risultati".

Come fate a tenere il lavoro fuori casa, avete dei trucchi?

"Non ce n’è bisogno, ci rispettiamo molto e sappiamo che abbiamo bisogno di spazi, di momenti di solitudine. Non invadiamo mai gli spazi dell’altro".

Velasco ha detto più di una volta che senza il veto federale doppio incarico al suo posto ci sarebbe stato lei. Rimpianti?

"Nessuno, assolutamente, rimpianto è proprio la parola sbagliata. Io sono l’allenatore della Turchia e sono strafelice di esserlo. È stata una bellissima sfida contro Julio, lo ringrazio tantissimo per le parole, ma in realtà era lui la persona giusta nel momento giusto. Perché il gruppo dell’Italia era molto forte, aveva bisogno di una persona che portasse tranquillità, serenità e che avesse un certo carisma e personalità, oltre ad essere un ottimo allenatore. Sono contento per lui perché credo che abbia chiuso un cerchio di una carriera che era giusto completare con un oro olimpico. Adesso però basta, la prossima spero tocchi a me".

Monica le ha datto qualcosa sul ct azzurro?

"No, non mi sembra neanche giusto chiedere di un altro allenatore, avrei curiosato solo se non fossi stato un rivale. Perché io da Julio sono affascinato, è stato il mio maestro, ho iniziato a giocare a pallavolo per la generazione dei Fenomeni. Ora però è un avversario, anche se ho moltissimo da imparare da lui".

Negli anni il veto al doppio incarico ha chiuso la strada della panchina azzurra a diversi tecnici. Non basta uno stipendio da ct? È solo un problema economico?

"Nel mio caso proprio no. Io non riesco a stare fermo un giorno, non potrei lavorare solo quattro mesi l’anno. Forse un giorno arriverò a questa decisione, ma non in questo momento: come potrei rinunciare a Conegliano? L’abbiamo costruita con i presidenti, , mi sento parte di questa famiglia, un privilegiato. È una bellissima macchina da guidare e non voglio lasciarla".

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