De Giorgi a cinque cerchi. "Ho un conto aperto, ora punto sui giovani»

Da giocatore fece le Olimpiadi nell’88, ma mai con il gruppo dei Fenomeni "Pensavo di meritarmelo, l’importante è non farla diventare un’ossessione".

di DORIANO RABOTTI -
20 luglio 2024
"Ho un conto aperto, ora punto sui giovani"

"Ho un conto aperto, ora punto sui giovani"

Velasco finge soprattutto con se stesso, quando dice che l’Olimpiade non è un pensiero fisso. Fefé De Giorgi invece ne fa una questione pratica, lui che con i Giochi avrebbe anche un conto aperto: "È vero, ho fatto solo quelle di Seul nell’88, poi presi parte alle vittorie dei Fenomeni, ma non fui convocato per i Giochi del ’92 e del ’96. Mi avrebbe fatto piacere esserci, sarebbe stata la chiusura del cerchio per il gruppo che dall’89 aveva vinto, ma furono scelte legittime del ct. Allora ho pensato: per fare un’Olimpiade è meglio che ci arrivi da allenatore, così mi posso convocare da solo".

Oggi che tocca a lui dare l’assalto alla balena bianca del nostro volley, il ct dell’Italia maschile è molto più filosofo: "Ma no, è che parlare di ossessione ti porta a spostare l’attenzione, è un eccesso da punto di vista sportivo. Preferisco pensare alla determinazione, che è un elemento importante".

De Giorgi, lei continua a insistere con i giovani: a Parigi porterà Porro, Bovolenta, Bottolo, Laurenzano.

"Se vedo ragazzi dai 17 ai 20 anni che meritano, io li chiamo. Quando ho scelto di mandare la squadra più giovane alle finali di Vnl è perché c’è un progetto. I giovani non possono avere 25 anni, ne hanno al massimo 20. Hanno qualità, se non li metti alla prova quando le possono dimostrare? Devi dare l’opportunità di crescere, con responsabilità diretta. È un investimento su un progetto che stiamo portando avanti. Ha dei costi, certo: ma spesso si dice che si crede nei giovani, e poi non lo si fa".

Sono diversi i ragazzi di oggi rispetto a quelli dell’89?

"Non tanto, hanno gli stessi valori, certo anche un’abitudine maggiore ai social e alla tecnologia. Forse hanno più bisogno di un contesto, noi avevamo una determinazione tale che anche quando il contorno non aiutava, restavamo sulla taiettoria. Loro devono essere stimolati un po’ di più, ma non è questione solo di pressione".

Non la sentono?

"Il problema è saperla affrontare, usarla bene, questo bisogna insegnare agli sportivi di alto livello. Se pensi troppo solo a vincere e perdere, non guardi ai gradini che servono per salire".

La formula è diversa dal solito.

"Sì, stavolta potresti ritrovare anche subito le squadre affrontate nel girone. Noi abbiamo beccato la squadra più complicata della terza fascia, il Brasile. Ma è una rassegna talmente breve che tanto devi entrare subito mentalmente nella situazione. E gli altri gironi non sono più facili, sono tutte avversarie toste".

Certo rispetto alla sua ultima volta nell’88 il volley è un’altra cosa.

"Completamente, non c’è il cambiopalla, c’è il libero. Ecco, una cosa che non capisco e che mi sembra poco rispettosa nei confronti del gioco è il limite a 13 giocatori, come non accade in nessuna altra manifestazione. È una cosa che ti condiziona, io ho scelto di portare due liberi. Ma non si capisce perché questa regola debba essere diversa, alle Olimpiadi. Devi rispettare lo sport, non puoi cambiarne la struttura solo per non far arrivare 12 giocatori in più a Parigi tra tutte le squadre...".

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