Fonseca sa sempre riprendersi il Milan. Da Chukwueze a Okafor, nuova scossa

Il tecnico rossonero decide di osare nei momenti più delicati e la squadra è con lui: così le esclusioni eccellenti non pesano

di LUCA MIGNANI -
21 ottobre 2024
Fonseca sa sempre riprendersi il Milan. Da Chukwueze a Okafor, nuova scossa

Samuel Chukwueze, 25 anni, match winner sabato

Altra rivoluzione, altra scossa. E Fonseca si riprende il Milan per la seconda volta: cambiando, rischiando, vincendo, proprio come nel derby. Il pugno sul tavolo era stato anticipato a chiare lettere: non guardo in faccia a nessuno, la squadra viene prima di tutto, il turnover ora è una necessità, i (chiari) messaggi ai naviganti. Ancor più le scelte: più di metà squadra cambiata (sei undicesimi) rispetto al ko di Firenze. Scelte forzate, scelte volute, scelte vincenti. Pulisic, però, intoccabile.Gentilmente rispedito in anticipo dalle nostre parti dal ct degli States Pochettino ("è stanco"), ha fatto quattro ruoli, alla faccia della stanchezza: falso trequartista (in realtà mezz’ala a tutto campo, a trasformare il 4-2-3-1 in 4-3-3), poi centrocampista centrale insieme a Fofana nel momento dell’espulsione di Reijnders, poi esterno alto mancino a inizio ripresa, infine centravanti quando Abraham ha alzato bandiera bianca. Che confusione? No, che efficacia. E giù un altro assist, per un totale di 6 reti e 4 passaggi vincenti in 10 partite. Intorno a lui (e a Morata, anch’egli quasi ovunque), la rivoluzione. Okafor “catechizzato” durante la sosta per le nazionali, in primis: lo svizzero, che ha perso per ora la maglia elevetica, si è ripreso quella rossonera sulle zolle solitamente occupate da Leao (in panchina per tutta la partita, non accadeva da tre anni). Abnegazione, strappi e proprio una sua fiammata all’orgine del gol partita. Lui, il sacrificato per fare spazio a Musah nella ripresa. "Ma ha fatto una grandissima gara", Fonseca dixit. Dall’altra parte, l’uomo partita, Chukwueze: alti e bassi a caratterizzare il suo cammino fin qui. Anche in questa stagione: alti in estate, bassi a inizio campionato, alti all’ultima uscita. C’è di che sorridere, insomma. Qui come in difesa: nessun gol al passivo, anche grazie ai due gol annullati per millimetri all’Udinese, ma in dieci per la severa espulsione di Reijnders alla mezz’ora. Con un Thiaw in versione “promessa“, soprattutto con un Pavolovic in versione “Terminator“: mano fasciata e turbante, senza fare una piega. E domani, c’è già il Brugge alle 18.45 a San Siro. Da valutare le condizioni di Gabbia, non convocato in campionato per una contusione al polpaccio. E di Abraham: trauma alla spalla destra (quella operata ai tempi della Roma era la sinistra). Della rivoluzione, Fonseca vuole mantenere soprattutto la compattezza, oltre alla prima mezz’ora di qualità. Tornerà Theo Hernandez, tornerà Leao. La scintilla è stata riaccesa: con una Champions che dice ancora zero punti in tasca, va assolutamente e immediatamente alimentata.

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