Incubo Tamberi, Sottile show. Gimbo subito out: "Mi sento perso». Stefano vola fino a 2,34: è quarto

Nell’alto vince Kerr (2,36) dopo lo spareggio con McEwen, Gianmarco deve arrendersi al dolore. Come prima di Rio 2016, la sfortuna si accanisce sul campione che partiva da grande favorito.

di LEO TURRINI -
11 agosto 2024
Gimbo subito out: "Mi sento perso". Stefano vola fino a 2,34: è quarto

Nell’alto vince Kerr (2,36) dopo lo spareggio con McEwen, Gianmarco deve arrendersi al dolore. Come prima di Rio 2016, la sfortuna si accanisce sul campione che partiva da grande favorito.

dall’inviato

Oltre le Colonne d’Ercole non ci sono sogni. Ci sta solo la disperazione che tutto inghiotte. Ulisse lo imparò nella versione del sommo Dante. Tamberi lo ha appreso dentro lo stadio che riempiva da tre anni le sue emozioni. Oltre le Colonne d’Ercole ci sono solo pianto e stridore di denti. Gimbo si perde e si sperde nel mare tumultuoso di una malattia inspiegabile, almeno in un giovane uomo sanissimo.

Due errori a 2,22 prima di un balzo preagonico che proietta il marchigiano verso la ghigliottina a 2,27, la stessa misura che non aveva scavalcato nelle qualificazioni. Alle 19.49 era già finito tutto. E poteva iniziare uno psicodramma individuale e collettivo che chissà fino a quando durerà.

Il crac. Il re è morto, viva il re. Risorgerà, ne sono sicuro, perché mica può chiudere così la sua carriera. Ma in tutto questo dolore, fisico e mentale, qualcosa non torna. Ma andiamo con ordine. Ieri mattina la mazzata: via social Tamberi getta nel panico l’Italia che gli vuole bene. È stato svegliato da una fitta lancinante. Di nuovo. Scrive: "Sono passate 10 ore e la colica renale ancora non è passata. Il dolore che sento per quanto forte, è nulla confronto a quello che sto provando dentro. Anche quella che era la mia ultima certezza sta per svanire". Segue aggiornamento: "Sono appena stato portato in pronto soccorso in ambulanza dopo aver vomitato due volte sangue. Ora mi faranno altri esami per capire che cosa sta succedendo, vi aggiorno perché i tantissimi messaggi che sto ricevendo e l’amore che mi state dimostrando, quanto meno merita una risposta. Tutto ho sognato per questo giorno tranne di vivere un incubo così". Di lì a poco, l’oro di Tokyo precisava di essere comunque pronto a competere. Accompagnato da un freddo comunicato dei suoi maggiorenti (che per ore nulla sapevano, o fingevano di non sapere, boh). Ecco qua: "Lo staff medico federale, a seguito degli accertamenti effettuati da Gianmarco Tamberi nel primo pomeriggio presso una struttura ospedaliera a Parigi, ha verificato che non sussistono impedimenti assoluti in merito alla partecipazione dell’atleta alla finale olimpica di questa sera".

La verità. Ma via, per carità. In che condizioni pensate possa gareggiare uno che si è fatto due coliche renali in meno di una settimana?

Poco più di un mese fa, all’Europeo, Gimbo superò i 2,37. Qui a Parigi non valeva 2,27. Dieci centimetri in meno. Tecnicamente non esiste. La verità è che una bomba è scoppiata nel corpo di Tamberi. In un uomo non soggetto a malattie croniche un simile tracollo richiede analisi accurate, dalla alimentazione alla idratazione alla ossessione per la magrezza. Una cosa è certa. Gimbo ci ha provato con una ostinazione quasi messianica. Non meritava tutto questo. Sapevo che c’erano le colonne d’Ercole. Ma sto male per lui.

Quarto. Emotivamente distrutto, Gimbo ha trovato la forza di restare nei paraggi della pedana, a dare buoni consigli al compagno Stefano Sottile, splendido e malinconico quarto con primato personale a 2,34. Ah, ha perso anche Barshim, l’altro eroe di Tokyo, solo terzo. L’erede suo e di Gimbo è il neozelandese Kerr, che allo spareggio ha battuto lo statunitense McEwen. Prima, entrambi avevano scavalcato 2,36.

Le parole. "Mi dispiace da morire, nonostante tutto quello che è successo, mi ero convinto che avrei potuto farcela. Ho lavorato tanto per questa gara. Non riesco ad accettarlo, non me lo meritavo. Volevo essere qui con la stessa fame. La fame c’era, ma non c’era tutto il resto. Non riesco a guardare avanti, oggi mi sento perso, e con me anche Chiara (la moglie, ndr). Nell’ultimo anno abbiamo messo lo sport davanti a tutti, lei è una donna speciale".

Finali. Vabbè, il sipario è calato sull’atletica. Gli americani hanno vinto la 4x400 maschile con l’Italia settima e hanno dominato la versione al femminile. La giapponese Hitaguchi con 65,80 si è imposta nel giavellotto. I 1500 femminili hanno premiato la keniana Kipyegon (3’51”29). Sui 5000 il norvegese Ingebrigtsen (13’13”66) ha riscattato la sconfitta patita sui 1500. L’americana Russell ha festeggiato sui 100 ostacoli con il tempo di 12”33. Negli 800 ancora Kenia: oro per Wanyonyi con 1’41″19, argento per il canadese Arop con 1’41″20, terzo per l’algerino Sedjati con 1’41″5.

Maratona. È crollato il mito di Kipchoge, ormai troppo vecchio per certe cose. Il nostro Crippa si è squagliato presto. Oro per l’Etiopia con Tola (2h 06”26) argento per il Belgio con Abdi, bronzo per il Kenya con Kipruto.

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