Ippodromi, grande chance sprecata. Solo in Italia non fanno mai moda

Luoghi di eventi, passerelle di eleganza e incontri all’estero: da noi invece spalti vuoti e scarsa valorizzazione

22 dicembre 2023
Ippodromi, grande chance sprecata. Solo in Italia non fanno mai moda

Ippodromi, grande chance sprecata. Solo in Italia non fanno mai moda

Ci sarà un motivo se all’estero gli ippodromi sono centri di vita, luoghi tradizionali di incontri, punto di riferimento per le famiglie e passerella di eleganza, mentre in Italia sono troppo spesso luoghi poco frequentati e solo dalla nicchia di appassionati esperti o scommettitori, quando non sono addirittura abbandonati o ceduti e messi all’asta come lo storico impianto del Casalone a Grosseto.

E dire che spesso questi ippodromi sono proprio nel centro delle città, sono adiacenti a luoghi ed eventi di grande frequentazione come le Capannelle a Roma, sono polmoni verdi in città altrimenti congestionate dal traffico, dall’inquinamento, dal caos. Eppure non sono valorizzati, anzi l’esatto contrario.

Senza scomodare Ascot, luogo d’elezione per la Regina Elisabetta, ma bisognerà pur chiedersi perché in Germania, in Giappone, e ora perfino in Cina, gli ippodromi sono super affollati nelle giornate di corse, pieni di eventi equestri e non, mentre in Italia questa strada virtuosa non è mai stata percorsa. Un grave peccato, ma soprattutto un grave danno non solo per l’ippica e gli sport equestri, ma proprio per la qualità della vita delle città, delle persone, dei nostri amici cavalli oltre che del lifestyle in generale. E’ veramente un’occasione mancata. Chi ha permesso tutto questo visti i finanziamenti imponenti negli anni, le silenziose sfilate di Ministeri (e dei relativi dirigenti), Enti e consulenti? Oppure è stata semplicemente una scelta involontaria a penalizzare il settore?

Eppure in Italia abbiamo una tradizione straordinaria nell’ippica, un potenziale che potrebbe ribaltare completamente le sue attuali prospettive. A Merano c’è l’ippodromo più grande d’Europa con i suoi 25 chilometri di pista, e 25 non è un refuso. E’ la distanza media tra due città capoluogo in Italia. In Italia abbiamo sua maestà Frankie Dettori, il fantino che tutti ci invidiano e la cui immagine nel mondo è molto più forte di quella che lo accompagna nel nostro Bel Paese. Sarebbe un ambasciatore straordinario della nostra ippica, dei nostri ippodromi e dei nostri cavalli. Eppure, in Italia abbiamo degli impianti storici. Le Padovanelle (a Padova, ovviamente), Le Capannelle a Roma, l’Ippodromo di Ferrara. In tutto sono 25 gli impianti, tra i quali spiccano alcune virtuose eccezioni che però restano tali e non fanno scuola, non generano emulazione. San Siro è stato il first mover di una nuova intuizione e sensibilità.

Il Concorso Internazionale di salto ostacoli a 4 stelle prima e il Campionato d’Europa, abbinato all’internazionale a 5 stelle, di quest’anno hanno sdoganato finalmente la parola sold-out per un evento equestre, in cui le tribune sono state perfino troppo piccole e l’ippodromo torna a vivere di eventi, mondanità, numeri e atmosfera da grandi momenti. Si poteva anche coinvolgere di più la città, ma questo sarà pensiamo l’obiettivo di domani.

Una, cinque, dieci, 25 come San Siro. Deve essere questo l’obiettivo comunque comune dell’Italia equestre ora che i tesserati aumentano, gli eventi si moltiplicano, i palinsesti tv si svegliano, la sensibilità delle persone è tutta per il mondo equestre e la sua unicità.

Con un gioco di parole fin troppo facile, c’è una grande scommessa in campo. Per lo sport, ma anche per la qualità della vita delle città e il benessere delle giovani generazioni.

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