L’America ha trovato l’Inter. Il tempo è già scaduto per Zhang. Club a Oaktree: ora serve il progetto. Marotta garante della continuità

Niente si muove nell’ultima giornata utile per restituire al fondo californiano i 385 milioni dovuti. Suning paga mosse sbagliate, ma la squadra vola da un paio di stagioni: e resta così la fiducia.

di GIULIO MOLA -
22 maggio 2024
Il tempo è già scaduto per Zhang. Club a Oaktree: ora serve il progetto. Marotta garante della continuità

Il tempo è già scaduto per Zhang. Club a Oaktree: ora serve il progetto. Marotta garante della continuità

Un sogno svanito, perduto fra misteri impenetrabili e verità mai dette, accanto a proclami sventolati via “social“. Una storia sbriciolata soprattutto da debiti non saldati. Le conferme erano già arrivate lunedì nel corso della cena per i festeggiamenti della seconda stella al Castello Sforzesco, con messaggi rassicuranti dei nuovi proprietari alla dirigenza nerazzurra: "Tranquilli, va tutto bene". Ieri solo un rumoroso silenzio, nessun colpo di scena sul gong: alle 19 gli uffici di Viale della Liberazione si erano svuotati. Dopo 8 anni di gestione e sette trofei messi in bacheca finisce l’era Suning all’Inter. Il tempo è scaduto. Steven Zhang, attraverso la Great Horizon Srl (società lussemburghese in cui sono state piazzate le quote dei nerazzurri), non è riuscito a restituire al fondo Oaktree nei termini previsti i 275 milioni di euro ricevuti in prestito nel 2021 al 12% di tasso d’interesse (totale di circa 380 milioni di euro).

L’altro fondo statunitense (Pimco) con cui era stata avviata una trattativa per un nuovo finanziamento di 430 milioni si è rabbiosamente tirato indietro poche settimane fa quando è venuto a conoscenza della “clausola di garanzia“ stipulata da Oaktree con Zhang, ovvero la percentuale del 20% sull’’eventuale vendita dell’Inter da corrispondere ai californiani. E negli ultimissimi giorni neppure il disperato tentativo di ottenere una dilazione di un anno dal fondo di Los Angeles è andato a buon fine. E siccome a garanzia di quel prestito erano state date in pegno le azioni della società, sia il 68,55% di proprietà di Suning, sia il restante 31% nelle mani di Hong Kong LionRock, l’Inter è passata nelle mani del fondo di private equity. Si attende in giornata l’annuncio ufficiale e un comunicato. Dettagli.

Già nelle prossime ore Oaktree (che nel medio termine potrebbe decidere comunque di vendere il club) avvierà le procedure per impossessarsi delle azioni in mano a Suning. Non c’è certezza sui tempi della giustizia lussemburghese, ma non si andrà per le lunghe come successo nel precedente triangolo Yonghong Li-Elliott-Milan: nel luglio 2018 bastarono tre giorni per il trasferimento del capitale del Milan dalla Cina agli Stati Uniti, questa volta forse bisognerà aspettare un po’ di più ma solo perché il contratto del 2021 prevede che Oaktree versi a Suning la differenza fra il valore di mercato dell’Inter e l’ammontare del debito. La stima del valore del club è stata già effettuata e si aggirerebbe intorno agli 850 milioni, pendenze incluse. Una volta escusso il pegno sull’Inter, il consiglio di amministrazione dei neocampioni d’Italia decadrà e per nominare il nuovo sarà convocata un’assemblea, in seno alla quale Oaktree deterrà il 99,6% dei diritti di voto. A quel punto a Zhang non resteranno che le vie legali.

Al gruppo cinese il club nerazzurro è costato quasi 800 milioni, soldi che solo in parte verranno recuperati dall’indennizzo versato da Oaktree che a sua volta, però, erediterà anche un bond da 415 milioni con scadenza nel 2027, emesso a febbraio 2022 per rifinanziare quello precedente da 375 milioni del 2017, che a sua volta copriva i buchi di bilancio delle gestioni precedenti Moratti/Thohir. Insomma, una storia di debiti mai saldati che comincia all’indomani del Triplete e arriva fino alla seconda stella. Zhang paga mosse avventate e sbagliate, perché un presidente non può accumulare milioni di pesanti passivi che prova a ripianare attraverso prestiti a tassi altissimi. Senza considerare che proprio Zhang deve ridare 320 milioni a China Construction Bank, con cui è in causa a Hong Kong, New York e Milano.

In questa situazione di “caos calmo“ l’ad Beppe Marotta resta l’unica garanzia per il futuro. Il punto d’intesa fra i cinesi che escono e gli americani che arrivano. E con l’ad per la parte sportiva anche Ausilio e Baccin; e poi Antonello, l’uomo dei conti. Sono tutti profili di spessore che all’Inter assicurano continuità. La faticosissima opera di risanamento del bilancio coniugata alla costruzione di una squadra vincente, è opera loro. Per questo motivo la dirigenza sarà confermata in blocco e avrà ampia autonomia, ma con alcuni paletti finanziari e austerity più marcata. La prima scadenza è rinnovare i contratti di Martinez, Barella e Inzaghi. Poi si penserà al resto.

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