Mei, ambizioni azzurre. "Il miracolo di Tokyo?. A Parigi faremo meglio»

Parla il presidente Fidal: "Qui nella capitale vogliamo battere il record di medaglie. Alle Olimpiadi vogliamo andare da protagonisti, abbiamo un gruppo fortissimo".

di LEO TURRINI -
8 giugno 2024
"Il miracolo di Tokyo?. A Parigi faremo meglio"

"Il miracolo di Tokyo?. A Parigi faremo meglio"

"Io non mi nascondo: come Italia in questo Europeo vogliamo battere il record di Spalato 1990, quando conquistammo dodici medaglie. Con la doppietta di Antonella Palmisano e Valentina Trapletti e con il trionfo di Battocletti siamo partiti alla grande! Anche se so bene che questa è una tappa verso l’Olimpiade di Parigi…".

Stefano Mei è un bel tipo. Classe 1963, da giovane era un eccellente mezzofondista, tra le altre cose vinse l’oro continentale sui 10mila nel 1986, battendo Cova e Antibo nella notte di una spettacolare tripletta Azzurra. Dal 2021 è il presidente della Fidal, la federazione di Gimbo Tamberi e Marcellino Jacobs.

"Ma voglio aggiungere subito una cosa – mi dice con impeto – C’è qualcosa di più importante delle presenze sul podio".

Tradotto?

“"Chi fa atletica crede istintivamente nel valore sociale dello sport. Con la pratica agonistica possiamo sottrarre i ragazzi e le ragazze alle insidie di una vita complicata. So che può suonare retorico, ma ogni euro investito nello sport restituisce benefici moltiplicati alla comunità, al benessere collettivo".

Ma c’è chi dice che i Grandi Eventi, vedi questo Europeo a Roma nella stagione olimpica, siano uno spreco di risorse.

"Errore. Conosco l’argomento ma lo respingo. Infatti a me è dispiaciuto non avere potuto portare avanti la candidatura di Roma per i Mondiali di atletica. Se uno ragiona in termini di lustrini e paillettes, ok, mi arrendo. Invece ospitare un Europeo o un Mondiale è uno strumento di promozione, è uno stimolo al reclutamento. Io ne sono convinto e non cambierò idea".

Scendendo dai massimi sistemi a piste e pedane, come stanno gli eroi di Tokyo, cioè Tamberi e Jacobs?

"Sono i nostri simboli e stanno vivendo situazioni differenti. Gimbo ancora non ha gareggiato, debutta qui all’Europeo, ci abbiamo alla sua vis agonistica, allo spirito che lo esalta sempre e comunque".

Jacobs?

"Lui invece sta seguendo il percorso opposto. Marcell non ha mai corso così tanto in carriera. È in crescita e come Gimbo ha nella Olimpiade, nella difesa dell’oro di Tokyo, l’obiettivo principale. Ma entrambi vogliono vincere anche a Roma".

A proposito dei Giochi…

"Scommetto che so già la domanda".

Sentiamo.

"Riusciremo a ripetere il miracolo di Tokyo, con quei cinque ori?".

Bene: riusciremo?

"Faremo meglio".

Bum.

"Posso spiegarmi?"

Prego.

"L’atletica è una disciplina universale. In ogni angolo del pianeta può spuntare un campione, anche nei Paesi più poveri".

E questa è una bellissima cosa.

"Certamente. Ma proprio per questo i risultati vanno valutati tenendo conto del contesto, che appunto è davvero globale. Per una federazione come la nostra l’obiettivo è aumentare il numero delle presenze in finale, perché da lì vedi la salute, la competitività di un movimento. Ciò premesso…”

Ciò premesso?

"A Parigi saliremo sul podio più che a Tokyo. Prenderemo più di cinque medaglie. Sarà magari diverso il metallo, per le ragioni che ho illustrato. Però saremo protagonisti con gli uomini e con le donne. Abbiamo un gruppo fortissimo, dietro e dentro c’è il lavoro degli atleti e di chi li allena, di chi li segue quotidianamente".

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