Quante stelle fuori dai Giochi. Da Pogacar a Thompson-Herah. Grandi assenti a cinque cerchi

L'articolo di Lorenzo Longhi analizza le assenze significative alle Olimpiadi di Parigi 2024, tra cui Jannik Sinner e Tadej Pogacar. Infortuni e mancate convocazioni influenzano la presenza di atleti di spicco come Elaine Thompson-Herah e Matthew Centrowitz. Le defezioni evidenziano le sfide e le delusioni legate alla competizione sportiva di alto livello.

di LORENZO LONGHI -
26 luglio 2024
Da Pogacar a Thompson-Herah. Grandi assenti a cinque cerchi

Tadej Pogacar, 25 anni, ha appena realizzato la storica doppietta Giro-Tour

C’è chi dice no, e ci sono ai quali viene detto di no: sia come sia, quella delle Olimpiadi, l’evento più iconico dello sport, è anche una storia di assenze. Più o meno prevedibili, per i motivi più svariati, ma tant’è: la ribalta è per chi c’è, ma chi manca fa rumore, e la defezione da Parigi 2024 di Jannik Sinner, debilitato dalla tonsillite, è solo l’ultimo dei casi, certo tra i più rilevanti, perché il tennis ai Giochi perde così non un possibile protagonista, ma proprio il numero 1 del mondo.

Del resto, anche un altro numero 1 ha detto no, e a Parigi non ci sarà Tadej Pogacar, fuoriclasse del ciclismo che ha appena ottenuto la doppietta Giro-Tour. Lo sloveno ha parlato genericamente di “stanchezza”, comprensibilissimo, ma ha anche ammesso che uno dei motivi che hanno inciso sulla sua scelta è stata la mancata convocazione ai Giochi della fidanzata Urska Zigart, campionessa nazionale su strada e a crono, non chiamata per le prove olimpiche dal ct della bici slovena Gorazd Penko.

Nei casi di Sinner e Pogacar, è un po’ il proverbiale adagio di coloro che hanno il pane ma non i denti, ma c’è anche chi i denti li ha, ma il pane, la baguette olimpica diciamo, no.

Negli Stati Uniti, per esempio, hanno fatto rumore le mancate convocazioni della fenomenale Caitlin Clark nella squadra di pallacanestro femminile e Alex Morgan in quella del calcio, con la differenza che Morgan ha 35 anni, mentre Clark ne ha 22 e viene da un’annata nella quale tutto il mondo ha parlato di lei, e ciò significa che la sua presenza sarebbe stata anche una calamita mediatica non indifferente.

Poi ci sono gli infortuni, e qui l’affare si complica, perché chi è fuori per questioni fisiche (ricordate Tamberi a Rio?) ci sta davvero malissimo. Sempre tra gli statunitensi, nel mezzofondo dell’atletica, non ci sarà Athing Mu che vinse l’oro negli 800 e nella 4x400 a Tokyo, e un infortunio ai Trials ha invece interrotto la via di Parigi a Shilese Jones, una delle ginnaste Usa più interessanti del momento.

Pesantissimo è stato il ko di Elaine Thompson-Herah, velocista giamaicana già vincitrice della medaglia d’oro nei 100 e nei 200 metri sia a Rio 2016 sia a Tokyo 2020, che non potrà andare a caccia del mito Bolt dopo essersi infortunata al tendine d’Achille a inizio giugno a New York. Fuori causa per un problema al tendine del ginocchio anche Matthew Centrowitz, campione olimpico dei 1500 metri nel 2016. Per lui, 34 anni, è giunto anche l’annuncio del ritiro. Un infortunio ha chiuso l’avventura ai campionati asiatici, e dunque la possibilità di qualificarsi per Parigi, alla ginnasta uzbeka Oksana Chusovitina, 48 anni, che aveva già partecipato a otto Olimpiadi.

A tagliare tante ambizioni sono stati i Trials, selezioni nazionali spietate soprattutto in Usa. Nel nuoto femminile non difenderà la sua medaglia d’oro nei 100 rana la statunitense Lydia Jacoby, la detentrice dell’oro olimpico di Tokyo, quando vinse ad appena 16 anni.

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