Caso Schwazer, il successo della serie Netflix riapre il dibattito sulla squalifica. Ora palla al ministro Abodi

Alex si si sta allenando, ma se il titolare del ministero dello Sport non farà riaprire il dossier, non potrà provare a qualificarsi per Parigi

di DORIANO RABOTTI -
11 luglio 2023
Sandro Donati e Alex Schwazer alla presentazione della docuserie su Netflix

Sandro Donati e Alex Schwazer alla presentazione della docuserie su Netflix

Roma, 11 luglio 2023 – Può una serie tv riaprire un caso giudiziario controverso e portare alla riduzione di una squalifica per doping? E’ presto per dirlo, e sicuramente da parte dei tribunali dello sport non c’è alcuna intenzione di assecondare l’onda del successo de ‘Il caso Alex Schwazer’, la docuserie in quattro puntate di Netflix che ha permesso a molte persone di farsi un’idea più precisa, di avere accesso ai tanti, troppi dubbi che ancora circondano la vicenda che coinvolge il marciatore azzurro. Che, lo ricordiamo, è stato assolto da un tribunale penale (in Italia il doping è considerato reato), condannato da quello sportivo con una serie di passaggi quanto meno irrituali, che non hanno comunque impedito al Tas di Losanna di confermare lo stop fino al 7 luglio 2024, 8 anni a partire dal 2016, dopo la positività al testosterone in un controllo dell’1 gennaio. Positività che fu comunicata dalle autorità antidoping solo il 21 giugno, oltre sei mesi dopo il test.

Al di là dei tanti misteri che circondano il passato, ben raccontati nella serie in cui peraltro quasi tutti gli accusatori di Alex si sono rifiutati di essere intervistati, il futuro di Schwazer al momento è già scritto. Quel copione non è cambiato: la squalifica scade dopo le qualificazioni per Parigi, quindi anche volendo tornare ad allenarsi per quell’obiettivo, Alex non potrebbe partecipare ai Giochi. A meno che non succeda qualcosa.

Quel qualcosa dipende ormai soltanto da un nome, quello del ministro dello sport Andrea Abodi: il governo italiano è infatti uno dei principali finanziatori della Wada, l’agenzia mondiale antidoping. Se Abodi chiedesse di riaprire il fascicolo e riesaminare il caso, non potrebbe certo essere ignorato.

Solo pochi giorni fa il ministro ha ribadito una posizione che ha espresso più volte nei mesi scorsi, soprattutto per il caso delle plusvalenze Juve: «Abbiamo capito che i rapporti tra giustizia sportiva e ordinaria possono essere migliorati».

Se non è un caso da giurisprudenza quello di Schwazer, quale lo sarà mai?

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