Scutto, un sogno a occhi aperti. La ragazza di Scampia a Parigi. Assunta nel segno di Maddaloni

La judoka, classe 2002, è cresciuta nel mito del campione napoletano, olimpionico di Sydney 2000 "Da quando l’ho incrociato e ho conosciuto la sua storia ho immaginato di replicarne le imprese".

di LEO TURRINI -
27 luglio 2024
La ragazza di Scampia a Parigi. Assunta nel segno di Maddaloni

La judoka, classe 2002, è cresciuta nel mito del campione napoletano, olimpionico di Sydney 2000 "Da quando l’ho incrociato e ho conosciuto la sua storia ho immaginato di replicarne le imprese".

dall’inviato

E poi ci sono in agguato, sempre, le suggestioni della memoria. Che si mescolano al tremendo ritorno del sempre uguale. Cosa disse Pino Maddaloni a noi cronisti di strada nel 2000, a Sydney, quando festeggiammo il suo oro olimpico nel judo?

Ci disse che soprattutto lo sport, in certe terre di un’Italia che non puoi non amare nonostante le sue tragiche fragilità, ecco, sì, Maddaloni ci disse che soprattutto lo sport poteva salvare i giovani dagli incubi in stile Gomorra. Ce l’ha messa tutta, il campione di inizio millennio.

E adesso siamo qui, sono qui, una generazione dopo, a Parigi, mentre a Scampia ancora raccolgono calcinacci, sono qui a raccontare di Assunta Scutto, classe 2002. Bambina poi ragazza poi donna cresciuta nel mito di Pino, tra le luci e le ombre di una Campania che deve perennemente fare i conti con sospetti, pregiudizi, oscene verità di strada.

"Da quando l’ho incrociato, da quando ho conosciuto la storia di Maddaloni io ho immaginato che sarebbe bellissimo replicarne le imprese – ha confidato Assunta detta Susy –. Ho una età che mi permetterà comunque di riprovarci, ma quando sogni ad occhi aperti non ti dai mai una scadenza…"

Oh, sì. Siamo qui nella Ville Lumière, impegnati a tentare di tener lontani i detriti del già detto, già scritto, già sperimentato. Judo, categoria 48 kg, un tatami che sarebbe poi la materassina e sopra i muscoli e i nervi e i pensieri di Assunta. Perché la sua è una disciplina che è una filosofia, un modo di immaginare l’esistenza e peccato che del judo, che pure tanto ama!, un certo Putin abbia travisato completamente il senso.

Numero uno del ranking planetario, Susy ha già vinto tre medaglie ai mondiali, ma mai quella d’oro. Gli esperti temono che il sorteggio del tabellone non l’abbia favorita. Oggi pomeriggio comincia con la cinese Guo o l’americana Laborde, ma poi ai quarti dovrebbe palesarsi la pericolosa svedese Babulfath (bronzo mondiale in carica) e ancora stanno in circolazione ad altezza semifinale l’eroina locale Boukli e la fortissima Tsunoda. Ma che te lo dico a fare? Se ti sei innamorata del judo da piccolina, prima tessera per lo Star Club Maddaloni, beh, ce l’hai tatuata sull’anima l’esigenza di sfuggire al pronostico, alla profezia che si autoavvera.

Di cuore. Assunta l’ha spiegato bene, il suo stato d’animo: "Questa sfida olimpica qui a Parigi, la voglio affrontare come ho affrontato tutte le gare, sempre con fede, tanta voglia di vincere, dando tutta me stessa e senza farmi condizionare dal nome della competizione, perché penso che alla fine è una gara come tutte le altre, anche se il titolo ovviamente è più importante, ma cerco di affrontarla dando il meglio di me come sempre. Se penso a tutte le persone che mi sono state vicine in questo percorso mi viene da dire solo un grande grazie. Perché come ogni atleta ho passato momenti bui, infortuni, poca autostima, pressioni e tante persone nel loro piccolo mi hanno aiutato a far uscire quello che c’era in me. Essendo giovane non è stato facile affrontare le prima pressioni e quindi voglio dire grazie a tutte le persone che mi hanno aiutata a maturare prima, mi hanno passato un po’ delle loro esperienze e comunque per vincere un atleta ha bisogno di una squadra, una famiglia ed una persona che gli sta vicino".

Benedetta ragazza. Se ce la fa, l’occhio azzurro avrà un momento uguale all’occhio blu (cit. Roberto Vecchioni).

Continua a leggere tutte le notizie di sport su