"Tiro stoccate per la ricerca e per mia madre"

Alberta Santuccio, campionessa di spada, ha spiegato alla Camera dei Deputati l’utilità sociale dello sport: "Così aiutiamo le persone"

di DORIANO RABOTTI -
18 novembre 2023
"Tiro stoccate per la ricerca e per mia madre"

"Tiro stoccate per la ricerca e per mia madre"

Lo sport fa bene alla salute delle persone e delle nazioni: almeno di quelle che lo capiscono, quindi l’Italia è esclusa dal ragionamento. Eppure anche da noi ci sono fiori che spuntano nel deserto: ieri la scherma, una delle discipline più attente, lo ha dimostrato nel corso del Convegno “Stoccate sociali - L’impegno della scherma italiana per la medaglia dell’inclusione” che si è tenuto alla Camera dei Deputati. Tra i relatori d’eccezione c’era anche Alberta Santuccio, campionessa della spada capace di vincere medaglie a Olimpiadi, mondiali ed Europei. Con una spinta in più nel cuore.

Alberta, lei ha un motivo speciale per sostenere l’utilità sociale dello sport.

"Sì, perché mia madre diversi anni fa ha avuto un tumore al seno, quindi quando ho saputo dell’iniziativa della Federazione chiamata ’Nastro rosa’ mi sono sentita coinvolta personalmente. È bellissimo che venga offerta la possibilità di scoprire il nostro sport alle donne che sono state operate. Mia madre non ha potuto partecipare perché l’iniziativa è stata varata dopo, ma l’avrebbe aiutata".

In che modo?

"In generale lo sport fa bene e aiuta, in certi momenti poi può essere valvola di sfogo e una distrazione, un modo per ritagliarsi momenti spensierati in una fase della vita nella quale ce n’è davvero bisogno".

A lei la scherma che cosa ha dato?

"Mi ha fatto crescere più velocemente rispetto ai miei coetanei, già a 10-12 anni sapevo cosa voleva dire il sacrificio. I miei compagni andavano in gita con la scuola, io magari non potevo perché mi dovevo allenare o avevo una gara. Ho fatto tante rinunce, ma lo sport ti trasmette valori, una cosa di cui oggi molti ragazzi non conoscono il significato. E poi ti insegna a metterci la determinazione che serve per raggiungere gli obiettivi".

La scherma è uno sport strano, individuale ma anche di squadra.

"Uno si avvicina sicuramente con un approccio individuale, poi scopre il mondo della squadra, scopre che gareggia da solo, ma non è mai solo. Le quattro persone della squadra diventano qualcosa di unico, il mio braccio diventa quello della mia compagna".

Come una famiglia?

"Assolutamente sì, ci sono momenti in cui andiamo d’amore e d’accordo e altri meno. Ma nel nostro caso siamo amiche anche fuori dalla pedana, io e Rossella Fiamingo abbiamo un rapporto che va oltre, usciamo spesso insieme".

Le nostre nazionali sono lo spaccato dell’Italia dei campanili, ma uniscono le regioni. Voi come vivete le differenze?

"Da donne non ci prendiamo in giro perché siamo permalose, ma quando creiamo il motto di squadra mescoliamo il nostro siciliano con il friulano di Mara Navarria. Alla fine questa differenza tra noi non esiste, la scherma è piena di ottime scuole anche al sud. Il problema è che purtroppo siamo costretti a lasciare casa se vogliamo crescere".

Perché mancano le strutture?

"Anche, e poi molte palestre si svuotano perché i ragazzi che hanno più di vent’anni partono per andare a studiare lontano. Io ho lasciato Acireale quando ne avevo 21, sono andata due anni a Milano e poi da sei sono a Roma. Era difficile trovare stimoli senza avversari che ti impegnassero".

Alberta, fuori dalla palestra è tipo da social o da pantofole?

"Quando ho iniziato avevo un maestro ucraino che mi aveva ribattezzato ’Festicina’ perché mi piaceva andare alle feste. Sono molto estroversa, la scherma è importante, ma non volevo rinunciare alla mia vita. In generale penso che per stare bene a livello sportivo uno deve stare bene prima di tutto con se stesso, e io avevo bisogno di spazi per gli amici e il fidanzato. Solo che sono competitiva anche quando gioco a ’un due tre stella’, quindi quando la scherma è diventata una professione le feste sono diventate meno importanti".

Alla Camera era emozionata.

"Sì, come lo sono stata quando questi incontri mi hanno portato a contatto con i ragazzi delle scuole. Vedere il loro coinvolgimento scalda il cuore".

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