Lazio: poca fortuna e un episodio controverso, frena la magia dell'Euro-Lazio
L'analisi del pareggio tra i biancocelesti e i bulgari
Roma, 29 novembre 2024 - Il giorno dopo è ancora più fastidiosa, come quando si va a letto con un leggero mal di gola nella speranza che passi, e invece ci si sveglia con un raffreddore bello e buono. Ora per la Lazio è complicato parlare di malattie, quando la squadra è reduce da sette vittorie consecutive e un solo pareggio, ottenuto nell'ultima sfida, ciò non di meno bisogna fare i conti con i fatti. Nella serata di ieri all'Olimpico infatti i capitolini sono inciampati in uno 0-0 condito da scarse emozioni contro il Ludogorets, in una sfida sulla carta ampiamente alla portata dei ragazzi di Baroni. Una sfida sfortunata, dove i biancocelesti non hanno sottovalutato l'impegno, ma al tempo stesso non sono riusciti ad aver ragione di una squadra organizzata e combattiva su ogni pallone vagante.
Per fortuna degli aquilotti il pareggio non ha particolari conseguenze sulla classifica della competizione. La formazione della Capitale è infatti rimasta capolista di questa stagione di Europa League, ora però convive in testa con Atheltic Club di Bilbao e Eintracht di Francoforte. Con cinque giornate ormai alle spalle la Lazio a quota 13 punti ha ormai la certezza di fare parte delle prime 24 formazioni che prenderanno parte alla fase a eliminazione diretta, ma è chiaro che l'obiettivo è quello di riuscire a rientrare tra le prime otto. Questo infatti permetterebbe ai capitolini di saltare un turno di scontri a eliminazione, rientrando direttamente tra le teste di serie degli ottavi di finale.
Per quanto riguarda la partita di giovedì sera, Marco Baroni ha optato per una formazione leggermente rimaneggiata, senza però abdicare al suo 4-2-3-1. Davanti a Mandas, la linea difensiva si compone di Marusic a destra, al fianco di Patric e Gigot, mentre Pellegrini ha agito sulla sinistra. In mediana Guendouzi e Vecino hanno dettato i tempi, supportati sulle corsie da Tchaouna e Pedro, mentre Dia e Noslin si alternavano tra la trequarti e la zona d'attacco. Dall'altra parte invece i bulgari hanno optato per un 4-1-4-1 improntato interamente al contenimento delle scorribande laziali.
Il copione della partita è molto facile da raccontare: la Lazio tiene il pallone tra i piedi per lunghissimi tratti dell'incontro, palleggiando anche con tutti e dieci i giocatori di movimento nella metà campo avversari. I bulgari invece hanno puntato tutto sui lanci lunghi, la rapidità dei loro interpreti e qualche colpo di talento dei loro giocatori offensivi: imprevedibili e funambolici. I capitolini dominano l'incontro in lungo e in largo, è un vero e proprio assedio per la quasi totalità dell'incontro, ma manca la qualità negli ultimi metri, per liberare lo specchio della porta. L'occasione più grande, oltre alla traversa colpita da Guendouzi, è una non occasione. Al 75' infatti Isaksen viene colpito in area, dopo aver sottratto il pallone agli avversari con un rapido guizzo. L'arbitro Strukan lascia correre, ma viene richiamato all'on-field review. Il penalty sembra abbastanza netto a riguardare le immagini, ma il fischietto croato non torna sui suoi passi e priva i capitolini di un rigore abbastanza solare.
Il match alla fine termina in pareggio nonostante il gigantesco dominio biancoceleste. La squadra di Baroni infatti si impone con il 60% del possesso, figlio di 586 passaggi completati su 650 (90% di precisione), mentre i rivali nel restante 40% del tempo, completano solo 308 passaggi su 390 totali (79% di precisione). Ma il palleggio non dà la dimensione della totale disparità del predominio tecnico: sono infatti 20 i tiri totali della Lazio (6 nello specchio), contro i 3 del Ludogorets (0 in porta). Numeri elevatissimi in favore dei captiolini, che produce in totale 1,11 xG, contro gli 0,16 xG degli ospiti.
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