"Ferrari nel deserto: Domenicali deve porsi qualche domanda"

La Ferrari non riesce a raggiungere la Terra Promessa nel deserto della Formula 1: Turrini sottolinea l'importanza della credibilità e della storia, invitando a non superare i limiti imposti dalla Federazione Internazionale.

di LEO -
9 ottobre 2023

Leo

Turrini

Ma quando al via Hamilton ha dato di matto, lanciandosi addosso al compagno Russell, beh, era timidamente affiorata la speranza che il Cavallino potesse guadagnare qualche punto sulla Mercedes. Meglio che niente, essendo teoricamente ancora da assegnare la piazza d’onore tra i costruttori, alle spalle dei Bibitari.

Niente, invece. Da ultimo che era, Russell è andato tranquillamente a prendere Leclerc. A dimostrazione di come il viaggio Ferrari nel deserto sia ben lungi dalla Terra Promessa. In breve e senza amor di polemica: Fred Vasseur deve porsi qualche domanda e dare magari qualche risposta.

L’altra cosa che voglio dire esula dalla dimensione Rossa. Pecunia non olet, lo sport business ha le sue regole, gli affari sono affari. Tutto bene, per carità.

Ma c’è qualcosa che vale più dei bilanci: si chiama credibilità. Si può andare a gareggiare su una pista che spinge la Federazione internazionale ad imporre tre soste obbligatorie per ragioni di sicurezza? Non sarebbe meglio, chiedo al mio amico Stefano Domenicali, l’erede italiano di Bernie Ecclestone, esigere dagli organizzatori locali, fossero anche sceicchi, il rispetto di una cultura, di una tradizione, insomma di una Storia con la maiuscola, una Storia che viene da lontano?

Qui non si tratta di essere naïf. Né di sposare l’inutile nostalgia del tempo che fu. No: è che ci sono limiti che non possono e non debbono essere superati. So anche che tanto vince sempre Verstappen.

Ma insomma, c’è modo e modo.

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