Gp di Miami, le pagelle di Leo Turrini: Norris da 10 e lode. L’attesa è finita

Lando e la ricostruzione di una McLaren in piena decadenza, sorride anche l’Italia con il team principal Andrea Stella. Weekend positivo per Leclerc

di LEO TURRINI -
5 maggio 2024
Norris portato in trionfo dal team McLaren

Norris portato in trionfo dal team McLaren

10 e lode NORRIS. L’infinita attesa da ieri è un ricordo. Ci ha messo 110 Gran Premi per vincerne uno, ma mica è colpa sua. È stato sin dall’inizio sempre alla altezza della situazione e nonostante la giovane età si è accollato la ricostruzione di una McLaren in piena decadenza. È un gran manico e ora che ha rotto il ghiaccio non si fermerà qui.

10 NEWEY. A prescindere, come avrebbe detto Totò. Era dai tempi del mitico Mauro Forghieri che un ingegnere non veniva considerato così importante, persino più importante di chi guida la monoposto. E il bello è che è pure giusto, guardando alla storia e ai risultati. Conviene sperare sia imminente il sbarco a Maranello…

8 LECLERC. Gradino più basso del podio. Una prestazione concreta, senza fronzoli. La sua Ferrari non era lontana da McLaren e Red Bull, ma nemmeno troppo vicina. Per Carletto un secondo e un terzo posto tra Sprint e Gran Premio: non stato un week end da buttare.

8 STEINER. L’ex manager della Haas viene qui citato perché ha fatto causa al vecchio datore di lavoro, accusato di sfruttarne indebitamente l’immagine, resa molto popolare dalla serie Netflix dedicata alla Formula Uno. Interessante iniziativa, che giustifica però un sospetto: ma la F1 non è che stia diventando solo business?!?…

8 STELLA. Da un po’ di tempo si rivede tra i top team la McLaren. E nella risalita della gloriosa scuderia britannica c’è la mano di questo ingegnere italiano di scuola Ferrari. È lui il leader della squadra di Norris e Piastri: classico caso di cervello in fuga, con inevitabile scia di rimpianti.

7 SAINZ. Non è stato fortunato. Scatta benissimo al via ma Perez gli rovina il piano d’attacco. Poi la safety car non gli da’ una mano e il ruvido corpo a corpo con Piastri peggiora la situazione. Il quarto posto comunque è meglio che niente.

6 VERSTAPPEN. Beh, non è un Samurai invulnerabile! Perde per mano dell’amico Norris, la safety lo danneggia un poco ma per una volta la Red Bull non era la monoposto più veloce in pista. E lui si deve accontentare, per una volta, del secondo posto.

6 BOTTAS. Poiché il suo futuro in pista è vagamente incerto, si è messo avanti con il lavoro: pochi lo sanno, ma il driver finlandese della Sauber si è qualificato per i mondiali di…ciclismo, specialità gravel. Che sia più bravo in sella ad una bici che all’interno dell’ abitacolo di una monoposto?

5 PEREZ. Non è in giornata. Parte come un pazzo e per poco non innesta una carambola micidiale. Dopo non trova mai il ritmo e si immalinconisce nelle retrovie. Una delusione per i tanti fans messicani arrivati a Miami.

5 MAGNUSSEN. Fra Sprint Race e Gran Premio ne ha combinate di tutti i colori. Facciamo che ha un modo di correre decisamente spregiudicato e non è molto amato dai colleghi. Ma alla fine della fiera è anche un capro espiatorio…

0 HORNER. Il capo Bibitaro offre una modernissima versione di una favola antichissima: la volpe e l’uva. Adesso che Newey ha deciso di lasciare Red Bull, il team principal si affanna a spiegare al colto e all’inclita che in fondo il progettista Mago non era poi così fondamentale negli equilibri e nei successi della scuderia. Peccato che per quasi vent’anni abbia sostenuto l’esatto contrario.

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